IL CASO
Cimitero sotto saccheggio
In questi giorni sparite altre statue in bronzo nonostante le telecamere

«Neanche i morti lasciano in pace». Scuote la testa mentre lo esclama, passando con l’innaffiatoio da riempire alla fontanella, un gallaratese sulla sessantina che getta lo sguardo all’ultima tomba depredata. Non è quella dei suoi parenti. Ma indignazione e tristezza provate sono uguali: rubata la statua a una è come fosse stata rubata a tutte. E il cimitero di viale Milano, malgrado i ripetuti furti, di sculture in bronzo, marmo, pietra o ferro, resta pieno. Non a caso viene chiamato monumentale. Si sa. Ha simboli religiosi, esoterici e massonici. Ha anche avuto gli elogi del critico d’arte Vittorio Sgarbi e richiamato l’attenzione del Politecnico e non soltanto per le opere di Camillo Boito. Quindi, rimane obiettivo privilegiato dai topi di camposanto che poi rivendono la refurtiva attraverso mercatini vari o ai collezionisti.
L’ultimo colpo risale a pochi giorni fa. Campo 7A: da una tomba di famiglia, ben tenuta come dimostrano le rose fresche nel vaso, sono state asportate due statue in bronzo, una bimba e un bimbo che si abbracciavano. Ora ci sono soltanto le impronte dei piedi dove erano agganciate. Se poi si gira tra i vialetti, ecco che si vede un filo della corrente senza più lampada, alcune foto sparite, la testa di pietra raffigurante il defunto tolta da una scultura, addirittura al campo III hanno rubato gli uccellini ai quali rivolgeva un pacifico sorriso l’effige a grandezza naturale - c’è ancora - di San Francesco.
«Tutta roba che poi si trova in qualche mercatino», afferma un’anziana indaffarata a cambiare i fiori a propri cari. «Da un po’ prendono di mira le statue di bambini. Le hanno prese quasi tutte». Il furto dell’altro giorno, dunque, fa parte nto l’ultimo della serie. E chi frequenta abitualmente il cimitero lo sa. Perché vede sparire di continuo qualcosa.
Insomma, i ladri non si fermano nonostante l’attivazione delle telcamere. Sono in funzione da inizio estate e il Comune ha fatto un grande sforzo per sistemare la rete di videosorveglianza interna. C’è chi sostiene che andrebbe chiuso l’ingresso di fronte al Maga in via De Magri. C’è chi indica il muretto basso che dà su via Adda: è basso e facilmente scavalcabile. Sta di fatto che il cimitero è sotto continuo saccheggio.
Del resto, oltre all’immenso valore affettivo, ce n’è uno economico: una statua in bronzo della grandezza di quelle appena trafugate costa sugli 8mila euro. E anche gli ovali con le foto in ceramica spariscono: il prezzo per realizzarla è sui 500 euro. «A inizio estate le avevano rubate dalla tomba dei cari di un uomo molto anziano», rammenta un altro gallaratese in visita. «Era disperato: non sapeva dove recuperare le foto di parenti defunti da parecchi decenni. Piangeva. Era tutto molto triste».
Peraltro quello gallaratese non è l’unico cimitero preso di mira: ad aprile andò incontro a un destino analogo quello varesino di Capolago.
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