IN TRIBUNALE
Comabbio, spiaggia e diffamazione: pace fatta
Don Enrico ritira la querela contro il parrocchiano

Sul caso della Spiaggia del Prete, il parroco e il parrocchiano fumano il calumet della pace. Almeno in Tribunale. Si è chiuso con una sentenza di non doversi procedere, per estinzione del reato in seguito alla remissione della querela da parte del sacerdote, il processo per diffamazione che vedeva imputato un trentunenne di Comabbio accusato di aver offeso la reputazione di don Enrico Carulli, fino al 2022 in servizio in paese (oggi è a Saronno). Offese relative alla gestione della celebre spiaggia, passata da un gruppo di volontari a un imprenditore privato, un’operazione che - secondo le accuse lanciate dal giovane sui social network - il sacerdote avrebbe compiuto «in completa malafede».
Dopo la prima udienza di novembre 2022, ieri - giovedì 25 maggio - sarebbe dovuto iniziare a Varese il dibattimento con l’esame di parte offesa e testimoni. Ma il processo si è chiuso rapidamente. In aula il prete e il suo “avversario” non si sono visti, quindi non c’è stata alcuna stretta di mano, nessuna scusa e nessun perdono pubblico. Ma i loro avvocati - Alfonso Ceron per il sacerdote, Luca Marsico per l’imputato - hanno formalizzato l’intesa che ha portato ad azzerare il procedimento. Il primo ha depositato la remissione di querela, il secondo l’ha accettata. Il pubblico ministero Davide Toscani ne ha preso atto e alla fine il giudice Marcello Buffa ha letto la sentenza che ha messo la parola fine alla controversia.
Che cosa è cambiato in questi mesi? Nessuno degli interessati intende rivelarlo, anche perché l’accordo messo a punto tra i legali dei due protagonisti del caso contiene una clausola di riservatezza che impedisce di divulgare i dettagli dell’intesa, e quindi anche di sapere se, e in che termini, sia stato versato un risarcimento al prete (che in un primo tempo, costituendosi parte civile, avrebbe avanzato una richiesta di indennizzo di 40.000 euro). Si può solo presumere, perciò, che grazie anche alla mediazione degli avvocati le parti abbiano fatto la pace - indubbiamente raggiunta sul fronte giudiziario - fermando così una scia di polemiche che aveva fatto scalpore in paese.
LA VICENDA
Tutto ruotava sull’affidamento a un privato della gestione del Parco Mariano, noto anche come Spiaggia del Prete, di proprietà della Curia. Parco per decenni curato dai volontari, ma nel 2021 assegnato a un privato. E proprio uno dei residenti di Comabbio, su Facebook e sul sito www.parcomarianocomabbio.com, ricostruì la vicenda, affermando che «per nove mesi don Enrico ha trattato con noi in completa malafede, ben sapendo di aver già dato in gestione parte del Parco». Scrisse sui social di «una vicenda grottesca, che rappresenta la leggerezza con cui le proprietà parrocchiali sono amministrate». E in una lettera all’Avvocatura della Curia Arcivescovile di Milano descrisse il prete come «reticente e bugiardo» (così recitava il capo d’imputazione) e lo accusò di aver stipulato il contratto con il nuovo gestore «per poter onorare i debiti che nel frattempo aveva contratto, frutto di svariate spese che avrebbero compromesso la liquidità della parrocchia». Lettera in cui si parlava di una «profonda ignoranza gestionale» e di «un processo decisionale viziato da sentimenti, accordi privati e tanta (ma tanta) mancanza di trasparenza».
© Riproduzione Riservata