CORONAVIRUS
«Allarme fino a fine aprile»
Parla il virologo Pregliasco: l’Oms stoppa i negazionisti. Senza ossigeno non ti salvi

«Nonostante gli enormi sforzi messi in campo, si può arrivare alla saturazione dei posti disponibili. Garantire l’ossigeno è fondamentale, altrimenti non si può pensare di salvare i pazienti. Dobbiamo ridurre il più possibile i contagi, altrimenti non ce la faremo. E, comunque, fino alla fine di aprile, non ne usciremo».
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi, è noto per la sua schiettezza. Di fronte alla pandemia coronavirus ha anche subito attacchi, ultimo dei quali quello televisivo di Vittorio Sgarbi, pronto a criticare gli esperti intervistati in questi giorni da tutti i media. Non si fa distrarre e prosegue il lavoro instancabile, che continua da settimane, anche da prima del 20 febbraio.
Dottor Pregliasco, a questo punto quanto dobbiamo avere paura?
«La situazione è in crescita, i morti aumentano. Per fortuna crescono anche i posti letto e il numero di contagi non risulta ancora in salita in modo esponenziale. Il problema è che, se si continua con questi ritmi, il sistema sanitario può arrivare a saturazione, nonostante gli enormi sforzi compiuti».
I letti di terapia intensiva bastano, in Lombardia?
«Ne sono stati ricavati 230 in più rispetto alla norma. Si sfruttano letti resi liberi grazie al fatto di avere rinviato tutte le operazioni rinviabili. Questo garantisce un certo margine. Adesso occorre che i cittadini siano responsabili: l’evoluzione è sistematica, dobbiamo procedere rispettando le restrizioni. Sono efficaci le norme restrittive, è fondamentale che tutti si responsabilizzino».
Medici e infermieri ce la faranno ? Sono già al limite?
«Sono sotto stress, ma il servizio è garantito».
Osservando i pazienti, avete capito qualcosa di più di questa malattia?
«Stiamo conoscendo meglio le sue caratteristiche. Ha grande pericolosità, ma il dato sull’alta mortalità rispetto al numero di pazienti è legato al fatto che ci sono numerosi soggetti non arrivati a diagnosi. Tanti si sono malati e non sono stati censiti, il virus, anche adesso, si diffonde senza che se ne abbia contezza precisa. In quasi 4 casi su 5 la malattia non supera il livello di guardia di una comune influenza, siamo di fronte a percentuali di ricoverati che non rendono l’idea. C’è una possibile sottostima».
Quali terapie state applicando? Una soluzione si avvicina?
«Ci sono diverse opzioni. I farmaci antiretrovirali serviranno, ma elemento fondamentale è garantire la respirazione, l’ossigeno è essenziale. Senza respiratori non si riesce a curare il paziente. Quando poi sono in gioco altre patologie, il quadro si fa più pesante. Questa non è un’influenza, per l’80 per cento è simile ma per il 20 per cento si tratta di polmonite virale che blocca la respirazione. Se non arriva ossigeno, nei polmoni non si respira».
Quando ne usciremo? Il 3 aprile, termine delle restrizioni definite l’8 marzo, saremo fuori dal tunnel?
«Ci sarà una crescita fino alla metà di aprile. Dimensioni e sviluppo dipenderanno dall’azione di responsabilità della gente. In ogni caso, fino a fine aprile non ne usciamo».
Cosa risponde a chi la attacca dicendo “chi è questo Pregliasco che parla”?
«Mi hanno fatto divertire molto, sono onorato di tutto questo».
Ieri pomeriggio, dopo il pronunciamento della Organizzazione Mondiale della sanità riguardo la definizione di “pandemia globale”, Pregliasco ha commentato la novità tramite Adnkronos Salute: «Una decisione attesa, che mette una pietra sopra ai negazionisti. Eravamo sull’orlo del precipizio, ora siamo alla pandemia. Come andrà dipenderà da noi. I Paesi dovranno essere ancora più netti e stringenti nell’attuare le misure per contrastare la diffusione ulteriore di Covid-19. Servirà un lavoro corale e integrato a livello internazionale, con l’Oms chiave per diffondere buone pratiche e per l’interscambio di protocolli. La dichiarazione di pandemia rivaluta l’esperienza di chi già sta combattendo il virus, come la Cina e l’Italia».
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