CORONAVIRUS
Chiude Covid 3
Gallarate, lacrime e fatica: «Siamo stati una grande squadra. Vediamo la luce in fondo al tunnel»

Si pianse, e tanto, il 25 aprile 1945, alla fine di una terribile guerra.
Si piangeva ieri, al Sant’Antonio Abate, chiudendo il reparto Covid 3: qui la guerra non è finita, ma si apre una finestra di normalità. E la promessa è chiara: «Quel mostro maledetto noi lo schiacceremo. Ce la faremo».
Una singolare “liberazione” quella vissuta al Trotti Maino: chiusi 22 letti del reparto ricavato in piena emergenza. A Gallarate si erano avviati tre spazi Covid, per un totale di 46 letti, diretti da Vincenzo D’Ambrosio, alla guida della Medicina Interna, che non si è mai concesso un giorno di riposo. Ne sono stati chiusi due, resta aperto un reparto con 10 posti per pazienti ventilati.
«Si vede la luce in fondo al tunnel. Siamo stati una grande squadra», dicono in ospedale. Nell’area liberata arriveranno pazienti ricoverati in urgenza senza avere l’esito del tampone: 16 camere, quindi 16 letti. Se l’esame risulterà negativo, si potranno trasportare in reparti “normali” evitando di infettare personale e altri malati.
Sul fronte Covid si continua, ma con soli dieci letti non sarà così angosciante. Ieri, tutti hanno voluto essere presenti e hanno celebrato la fine di una estenuante avventura con un video. Le coordinatrici degli infermieri, Bettina Chiarello (Covid 1 ancora aperto), Alessandra Colombo (al 2) e Stefania Zardini (al 3), hanno festeggiato con i dottori della Medicina che hanno lavorato con il supporto del fisiatra: per l’1 Bertolini e Masciocchi, per il 2 Simoni e Manfredi, per il 3 Borroni, Zocchi, Bonacina, Gazzani e Bertini. Con loro il direttore medico di presidio, Roberto Gelmi, che ha quotidianamente lavorato all’organizzazione di ogni aspetto.
Le settimane che ora si vogliono lasciare alle spalle sono state durissime. La collaborazione fra tutto il personale è stata esemplare. Ci sono stati chirurghi, sia a Gallarate, sia a Busto Arsizio, che si sono offerti volontari per ventilare pazienti Covid, pur non essendo specialisti in materia. Un vero gioco di squadra.
«Nessuno si è tirato indietro di fronte all’ignoto e alla paura. Tutti hanno fatto la loro parte, anche cambiando mansioni, cambiando reparti. Gli stessi reparti sono stati stravolti e modificati – dice il personale Asst Valle Olona in un altro video – Lo abbiamo fatto e lo faremo perché la salute è il bene più importante e noi ce ne prendiamo cura».
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