CORONAVIRUS
I dati spingono in zona rossa
Il calo dei contagi nel Varesotto (486) dipende dai meno tamponi, ma in provincia sono quasi 7mila i nuovi infetti in una settimana: Varese e Gallarate le più colpite

Se esisteranno delle zone rosse, con restrizioni più pesanti rispetto a quelle nazionali, è ben difficile che la provincia di Varese riuscirà a restarne fuori.
Lo dicono i numeri, impietosi, anche in una giornata di lunedì che - da tradizione - presenta solo in apparenza delle cifre in calo. Perché il totale dei nuovi positivi certificati da un tampone nel territorio è di certo calato sensibilmente (486, poco più di un terzo dei 1.238 di domenica) ma è ancora una volta la riduzione di tamponi analizzati nel weekend ad aver inciso.
L’asticella sale ancora
Basta fare una semplice proporzione a livello lombardo, dove le statistiche a disposizione sono complete. Ebbene, se il giorno prima i nuovi infetti erano stati 8.607 su 39.658 test, ieri sono invece stati 5.278 in rapporto a 24.087 approfondimenti medici, quindi con una lievitazione delle conferme di aggressione da coronavirus che passa dal 21,70 per cento sino al 21,91 per cento. Così, tenendo conto di questa premessa, anche gli altri numeri regionali non lasciano scampo: 17 persone intubate in più (contro 26), 160 ricoveri non in terapia intensiva (rispetto a 213) e 46 morti (a fronte di 54).
Quattro realtà in crisi
L’area di Varese, come detto, è indubbiamente una di quelle messe peggio. Sta messa come Milano (ieri 2.242 positivi, ma parliamo di una città metropolitana con una popolazione quattro volte maggiore), forse un pochino meglio di Monza e Brianza (879), mentre anche la provincia di Como (733) sta vedendo le proprie statistiche impazzire. Insomma, il poker di territori in cui il coronavirus sta mordendo a più non posso, è presto servito. E, pensando a quello che accadde a marzo, pare reggere benissimo la tesi che chi in primavera pagò meno l’emergenza sanitaria (il Varesotto, ad esempio, aveva l’indice più basso rispetto alla popolazione residente), ora fa i conti con cittadini che mesi fa non si immunizzarono e che ora sono nella stragrande maggioranza a rischio di infettarsi e diventare loro stessi untori.
Quei quasi mille al giorno
Nella terra dei laghi, in particolare, l’escalation non conosce fine. Prendendo in esame gli ultimi sette giorni, i varesini che hanno avuto esito positivo dal tampone al Covid-19 sono stati 6.815. Visto che tutti insegnano che le statistiche vanno guardate non giorno per giorno, bensì settimana per settimana, in modo da limare le distorsioni legate ai tempi di elaborazione e di comunicazione dei test, significa che si sta viaggiando a una media di mille infetti ogni ventiquattro ore. In primavera ci volevano anche tre settimane per raggiungerli, anche se allora si facevano molti meno screening.
Città in allarme
Nello specifico, ieri è stata Varese la città più colpita (37 casi), seguita da Gallarate (30, ma ha un terzo in meno degli abitanti del capoluogo) mentre Busto (23) ha registrato un contenimento. In realtà, fra i dieci Comuni più infettati, è Malnate (18) ad aver fatto lo scatto proporzionalmente maggiore. Da inizio pandemia, resta invece Cocquio Trevisago il municipio più colpito in rapporto agli iscritti all’Anagrafe (3.76%), davanti a Cuvio (3.47%), Laveno Mombello (3.40%) e Bodio Lomnago (3.07%), con avanzata nelle ultime ore di Cislago (ben 14 casi solo ieri). Certo sono tutte realtà che hanno pagato pesantemente i focolai in case di riposo e comunità. Ma stanno contribuendo a fare di Varese una provincia ad alta tensione.
© Riproduzione Riservata