CORONAVIRUS
Le palestre chiedono aiuto
I titolari dei centri fitness auspicano risposte rapide dal governo

Palestre chiuse, pesi fermi e materassini per il pilates in disuso.
Dopo il boom di questi anni, è arrivata una mazzata tremenda per il settore del fitness, uno degli ambiti sportivo-aziendali in cui negli ultimi anni c’è stato un fiorire di attività, posti di lavoro e fatturato in crescita. Ora è tutto chiuso, ma i responsabili temono quasi di più la riapertura.
All’interno di questo scenario ci sono casi ancor più sfortunati, come quello della Fit-Active di Varese. Avevano aperto a ottobre. Hanno dovuto chiudere a fine febbraio. Ma uno dei soci, Luca Calciolari, per ora è ottimista: «Come catena di palestre di livello nazionale – afferma il dirigente – abbiamo le spalle abbastanza larghe e, quindi, possiamo cercare di resistere più a lungo di altre realtà più piccole. Per adesso, infatti, a seconda delle situazioni, abbiamo dovuto onorare delle spese vive, che possono andare da 2.000 a 12.000 euro al mese e, finora, ce la siamo cavata».
Sono spese, per lo più, inerenti gli affitti e l’ammortizzazione dei macchinari: «Abbiamo cercato di pagare i fornitori e con gli affitti abbiamo raggiunto degli accordi. Speriamo arrivino dei fondi che ci aiutino perché, alla fine, non è giusto nemmeno che i proprietari degli immobili vengano svantaggiati».
Il timore è paradossalmente legato alla riapertura. Ma una spiegazione c’è ed è logica: «Quando riapriremo – aggiunge Calciolari – le spese saranno tutte a regime, mentre potrebbero esserci delle limitazioni agli ingressi delle persone. Questo è un problema. Un esempio: il condizionatore si deve accendere e pagare ugualmente come prima, ma se in una sala c’è un terzo in meno delle persone, il fatturato crolla. Spero che le norme sulla riapertura ne tengano conto».
Situazione analoga anche a Somma Lombardo e nella bassa provincia: «Il nostro settore non viene mai calcolato e preso in considerazione seriamente – afferma Riky Rubino presidente Gymnic palestre di Somma Lombardo - eppure sul territorio sono presenti realtà che, da anni, con la loro professionalità, fanno conoscere quella che è l’arte del fitness e della danza, dove lavorano migliaia di persone. Tuttavia, a queste associazioni sportive, per ora è stata data la possibilità di avere 600 euro una tantum per i vari collaboratori. E per chi come noi ha spese fisse di struttura non è stato varato nessun tipo di decreto, nonostante tutte le attività di questi mesi siano state cancellate. Per ovviare a ciò, abbiamo attivato delle conferenze online, con i ragazzi della scuola dai sei anni in su e video tecnici di apprendimento tramite i gruppi WhatsApp, per tenere il contatto e non far pesare troppo questo distaccamento improvviso. La risposta è stata travolgente ma ora attendiamo delle risposte concrete anche da parte delle istituzioni».
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