LA SENTENZA
Quattro anni al fratello dell’ex sindaco
Corruzione, condannato Fulvio Rivolta cui sono anche stati confiscati 54mila euro
Nel sistema corruttivo organizzato dall’ex sindaco Danilo Rivolta, il fratello Fulvio - titolare dello studio Proget - aveva un ruolo tutt’altro che secondario.
Lo ha sancito il gup Piera Bossi condannando per corruzione l’architetto difeso dall’avvocato Alberto Arrigoni, a quattro anni con rito abbreviato. Al termine della requisitoria il pubblico ministero Luigi Furno aveva chiesto nove mesi in più di pena, ma anche l’assoluzione da un capo di imputazione per il quale invece il giudice ha ravvisato la responsabilità.
Il gup ha inoltre disposto la confisca di 54mila euro, che è parte del profitto ottenuto.
Novanta sono giorni di tempo per conoscere le motivazioni della sentenza, ma l’avvocato Arrigoni preannuncia comunque il ricorso in appello.
Il fratello Danilo, ex primo cittadino di Lonate appunto, a settembre del 2017 aveva patteggiato una pena identica. Ora restano da chiarire le posizioni degli altri soggetti coinvolti nell’inchiesta che tramortì il Comune: nelle scorse settimane il pubblico ministero Martina Melita ha chiuso le indagini nei confronti di Orietta Liccati - compagna di Danilo, ex assessore di Gallarate ed ex responsabile dell’Ufficio tecnico lonatese -, dell’ex segretario comunale Maurizio Vietri, dell’ex comandante dei vigili urbani Costantino Gemelli e degli imprenditori Gianluca Pinza e Marco Ferrari. L’udienza preliminare deve ancora essere fissata.
L’attività di Fulvio Rivolta in altre parole serviva ai clienti come veicolo per velocizzare le pratiche burocratiche relative a opere urbanistiche, gli imprenditori ne beneficiavano e in cambio elargivano denaro o favori. Nell’ordinanza di custodia cautelare si leggeva chiaro: a parere della Procura, ci sarebbe stata un’ingerenza sistematica del sindaco attraverso la Proget nelle vicende dell’Ufficio tecnico, «di cui orientava le scelte per favorire interessi economici di privati, da cui riceveva utilità o promesse di utilità».
Il gip sottolineò infatti: «Per l’esatta comprensione e ricostruzione delle vicende corruttive non si può prescindere dalla disamina del ruolo svolto dal sindaco in seno alla Proget. La stessa scelta del privato di affidare a detta società i vari incarichi di progettazione costituisce già parte dell’accordo corruttivo, posto che il committente si affida alla Proget proprio perché conta sulle interferenze del sindaco nelle scelte urbanistiche e nel relativo procedimento amministrativo e sul potere del medesimo di orientarne l’esito in suo favore. Il privato committente, in questo modo, ottiene i desiderati titoli abilitativi o i cambi di destinazione d’uso dei terreni».
«I fratelli Rivolta», così recitava l’ordinanza, «accompagnano per mano i privati da cui ricevono dazioni in denaro, dalla fase preliminare di acquisto dei terreni agricoli fino all’approvazione dell’istanza di variante urbanistica dei terreni acquistati da agricoli a produttivi». Una tesi accolta dal gup Bossi che ha infatti riconosciuto in Fulvio il concorrente esterno nella corruzione.
«Ci sono però molti aspetti tecnici che andranno affrontati, la vicenda non è per nulla chiusa così», chiosa l’avvocato Arrigoni.
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