IL DIBATTITO
Corruzione, pugno di ferro
Alla Festa democratica si a parlare del ddl: tra i relatori Maria Chiara Gadda e Livia Pomodoro

Economisti e politici indicano la corruzione come il principale freno al rilancio dell’Italia. E’ trascorso un mese da quando la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il ddl anticorruzione che prevede pene aumentate, il ripristino del reato di falso in bilancio, e maggiori poteri all’Autorità nazionale anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone. Il tema sarà al centro venerdì 19 (ore 21) dell’attenzione della Festa democratica che ospiterà un incontro organizzato dalla deputata del Pd Maria Chiara Gadda, in cui si confronteranno Livia Pomodoro, già presidente del Tribunale di Milano, Claudio Castelli, vice presidente dell’ufficio Gip di Milano e Franco Vazio, avvocato e membro della commissione Giustizia e della giunta per le Autorizzazioni della Camera dei deputati, coordinati dal giornalista della Prealpina Gianfranco Giuliani. «Era necessario assumere una forte iniziativa per contrastare la grave piaga della corruzione – spiega Gadda, commentando la nuova legge - per contrastare i reati contro la Pubblica amministrazione, aumentando le pene per adeguarle all’alto grado di disapprovazione sociale dei cittadini e condizionando la concessione della sospensione condizionale della pena e l’ammissione al patteggiamento, al pagamento di una somma pari al profitto del reato e alla restituzione del maltolto. Inoltre il cuore della riforma riguarda il potenziamento dei poteri dell’Autorità nazionale anticorruzione: perché il vero contrasto all’illegalità si costruisce con la prevenzione e la trasparenza, mettendo in comune le conoscenze e le indagini svolte, intervenendo immediatamente contro il malaffare».
Ma l’impegno della parlamentare di Fagnano Olona riguarda anche altri temi di strettissima attualità con in testa il ruolo nella Commissione di inchiesta sui centri migranti che lunedì e martedì la porterà a Lampedusa: «Ci troviamo di fronte – aggiunge – a una crisi epocale: serve grande solidarietà, ma allo stesso tempo rigore nell’identificazione. I profughi si devono accogliere, mentre ciò non può valere per gli altri. In tal senso è fondamentale l’azione del Governo nei confronti dell’Europa sia in termini di gestione che di costi. La suddivisione delle quote è soltanto il primo passo: ma l’Ue deve avere responsabilità anche nei rimpatri, nell’identificazione e soprattutto negli accordi bilaterali con i Paesi del Nord Africa. Per quanto concerne l’Italia si deve uscire dalla logica dell’emergenza dove, tanto per rimanere sul tema che affronteremo a Varese, può innestarsi la corruzione».
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