IL PROBLEMA
Covid e costi: Rsa in ginocchio
Le strutture hanno dovuto ritoccare le tariffe in attesa di interventi del Governo. E manca il personale

Sono 7.200 i posti letto nelle Rsa nella nostra provincia, 550 quelli nelle case albergo; circa 7.350 gli utenti che fruiscono dei servizi domiciliari. Stiamo parlando di oltre 15mila famiglie che più di altre rischiano di pagare sulla propria pelle il prezzo di questo momento storico, in cui si sommano difficoltà economiche, carenza di lavoratori specializzati, rincari di energie e materie prime, e la pandemia con nuove ondate di contagi.
GLI AUMENTI
Ci sono strutture che a malincuore hanno aumentato temporaneamente le rette per più di 10 euro al giorno. Altre che tengono duro, temporeggiando in attesa di interventi e aiuti da parte del Governo.
Per le Rsa i tempi sono diventati bui dall’esordio della pandemia, quando il virus ha colpito duramente ospiti e famiglie, e fatto lievitare i costi delle strutture, ad esempio per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale (hanno inciso anche i posti letto vuoti che non potevano essere reintegrati, un problema non ancora completamente risolto).
Con la difficile situazione internazionale si è poi aperta una nuova fase in cui l’aumento dei costi dell’energia risulta quadruplicato. Ci sono Rsa che stanno facendo investimenti ingenti, ad esempio per installare pannelli fotovoltaici sui tetti, sperando in tanti casi in donazioni di privati così da ammortizzare i costi. Anche la spesa per i generi alimentari è in salita, con aumenti del 60 per cento per il sugo di pomodoro e del 100 per cento per il burro, per fare due esempi.
MANCANZA DI PERSONALE
Problemi a cui si somma la mancanza di personale (attualmente novemila addetti): oss, educatori, medici e infermieri sono contesi tra onlus, strutture italiane private, pubbliche e ospedali svizzeri. E sono il settore pubblico e la Svizzera a risultare spesso (ma non sempre) più attrattivi per il tipo di contratto offerto e per gli stipendi. Per sopperire alla mancanza di personale, alcune Rsa hanno “arruolato” personale dall’estero, facendosi carico delle pratiche di regolarizzazione.
ASSEMBLEA ANNUALE
Tutti questi temi saranno protagonisti dell’assemblea annuale di Uneba che si svolgerà martedì prossimo, 18 ottobre, alla Liuc di Castellanza. «Chiederemo una maggiore attenzione delle istituzioni per contribuire alla sopravvivenza di strutture come il Molina, che ha un’utenza complessa dal punto di vista delle patologie e che necessita di assistenza medica e infermieristica qualificata», dice Carlo Maria Castelletti, presidente del Molina, struttura che conta 480 ospiti (dei quali oltre l’80 per cento con problemi di salute) e più di 500 dipendenti tra cui 12 medici. A differenza di altre Rsa, che hanno una percentuale maggiore di ospiti autosufficienti, il Molina si caratterizza per un’assistenza quasi ospedaliera, con un reparto di sub acuti, un reparto Alzheimer, uno di 42 psichiatrici e uno di neurovegetativi.
Il caro bollette costerà al Molina 700mila euro in più rispetto allo scorso anno (ma niente aumento delle rette). «Installeremo pannelli solari così da ammortizzare i costi al di là delle decisioni che verranno presi da Stato e Regione. Le spese energetiche ci stanno mettendo in ginocchio», conclude Castelletti.
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