CO-WORKING
Condividere non è mai stato così bello
Condivisione, riuso, riutilizzo: sono queste le parole chiave che sentiamo spesso in questi ultimi anni e che sono alla base di molte idee imprenditoriali che hanno utilizzano le tecnologie digitali per un modello di economia prettamente circolare, dove i consumatori mettono a disposizione competenze, tempo, beni e conoscenze per la creazione di legami virtuosi che si basano sull’utilizzo della tecnologia in modo relazionale. La share economy - economia collaborativa - , appunto, che promuove nuovi stili di vita, concentrando l’attenzione sul risparmio, sulla ridistribuzione del denaro, nonché sulla socializzazione tra gli utenti e naturalmente sulla salvaguardia dell’ambiente. In Europa il business della sharing economy vale 28 miliardi di euro l’anno, ma secondo i calcoli del network internazionale PWC entro il 2025 si raggiungeranno 570 miliardi di euro. Secondo gli analisti, i settori più coinvolti nel boom della share economy sono i trasporti (pensiamo al car o bike sharing), gli alloggi (Airbnb e company), la finanza collaborativa (co-working) ed i servizi personal (gruppi di acquisto solidale o di vendita). L’idea di condivisione che sta alla base dello sviluppo della sharing economy è fortemente motivata anche dalla crisi economica, che ha portato le persone a rivalutare l’importanza del condividere spazi e, così facendo, del mettere in comune anche esperienze e competenze. Ecco quindi spiegati fenomeni come l’enorme crescita del co-working, la passione per le vacanze in home exchange, l’esperienza di una vita in co-housing. In realtà esempi di condivisione nel passato sono davvero numerosi… pensiamo solo all’Agorà, la piazza dell’antica Polis greca che era il centro economico, religioso e politico condiviso dalla comunità. Tra tutti questi modelli di condivisione sicuramente il cohousing sembra alle nostre orecchie il più estremo ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta. Non è certo la condivisione di spazi quotidiani temporanei come l’affitto di una stanza perché si tratta di un vero sistema di vita comunitaria dove ci sono spazi personali e spazi condivisi all’interno di un’unica unità abitativa. Oggi si possono stimare circa un migliaio di co-housing in tutto il mondo e assai numerosi sono i progetti in fase di avviamento.
Da pochi anni si inizia a parlarne anche in Italia di questo fenomeno con realtà in crescita anche sul nostro territorio: persone singole o nuclei famigliari scelgono e progettano insieme “come abitare”, scegliendo una particolare forma di vicinato in cui alloggi privati e spazi - ad esempio la lavanderia, la sala da pranzo, l’orto, il parco-giochi - o servizi in comune vengono combinati in modo da salvaguardare la privacy di ognuno e allo stesso tempo il bisogno di socialità. Generalmente viene richiesta una certa partecipazione alla pianificazione della vita condivisa, d’altra parte è una comunità o una famiglia allargata quindi tutti i componenti sono chiamati in causa per organizzare tempi e spazi e per prendere decisioni importanti nel merito della gestione di tutta la struttura, una sorta di riunione condominiale ma che tocca molti più temi e che sicuramente può avere una cadenza ravvicinata, anche settimanale.
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