IL CASO GIUDIZIARIO
Crack Volare: quattro condanne
Riconosciuti colpevoli i vertici Zocchi, Soddu, Martinelli e Scotti. La compagnia fece bancarotta nel 2004

Ci sono voluti dodici anni, ma l’inabissamento della compagnia aerea Volare non è rimasto impunito. Il 30 marzo la sentenza: cinque anni per Gino Zoccai, sei per Vincenzo Soddu, quattro per Alessandro Martinelli e quattro e mezzo per Vittoriano Scotti. Non luogo a procedere per Giorgio Fossa e assoluzione per tutti gli altri imputati, compresa Rita Mengozzi.
Le prime distrazioni contabili sarebbero state architettate nel 2001, nel 2004 ci fu la bancarotta. Gli arresti scattarono ad aprile del 2005 e nel frattempo due degli indagati dell’epoca sono pure morti senza conoscere le proprie sorti processuali. È stato quindi immenso lo sforzo compiuto dai pubblici ministeri Luigi Furno e Nicola Rossato, come dal collegio presieduto dal giudice Rossella Ferrazzi, per portare quei faldoni impolverati all’approdo. Ora valuteranno gli avvocati se proporre ricorso.
In pochi ormai ricordano il triste fallimento del vettore di Gallarate che sarebbe dovuto diventare il punto di riferimento del Nord Italia e finì per impantanarsi in Alitalia, che l’acquisì nel 2006 battendo la concorrente AirOne. La crisi venne alla luce a metà settembre del 2004 con la decisione del presidente Fossa - subentrato all’amministrazione Soddu, Zoccai e Crestani - di rassegnare le dimissioni. Aveva chiesto un aumento di capitale per la holding che navigava in brutte acque, ma gli era stato negato. Da quel punto fu il tracollo: la vicenda di Volare, passata nel frattempo nelle mani di Mauro Gambaro, venne caratterizzata da un susseguirsi di consigli di amministrazione e assemblee dei soci che avrebbero dovuto pronunciarsi sul rifinanziamento, perché le cifre erano allarmanti. In previsione un’iniezione di 60 milioni di euro, viceversa per i quasi duemila dipendenti il futuro sarebbe stato incerto: 250 milioni di euro la voragine stimata in un primo tempo. Necessario un prestito ponte da 30 milioni. Il Governo, insieme a Regione e Provincia, iniziò il pressing affinché le parti in causa mettessero mano al portafogli. La questione venne subito affrontata dal Welfare che si impegnò a estendere alla holding i benefici del decreto salva-Parmalat. Il 19 novembre Volare sospese l’operatività dei voli. All’inizio di dicembre il Governo nominò il commissario straordinario, Carlo Rinaldini.
Nel frattempo però la Procura aprì un’inchiesta sfociata negli arresti. Alla base dell’acquisizione di Alitalia, nel 2006, secondo gli inquirenti ci fu forse una gara truccata. Secondo Tar e Consiglio di Stato fu viziata da irregolarità formali. Stando alla Procura, il commissario straordinario Rinaldini - nominato d’allora governo Berlusconi - avrebbe ricevuto pressioni dall’argentino Eduardo Eurnekian per pilotare la gara in cambio di aiuti finanziari alle sue società. L’imprenditore sudamericano aveva a quanto pare mire espansionistiche sull’Europa e la compagnia gallaratese gli sarebbe servita da comodo ponte con il vecchio continente. A parere della Procura, il gruppo uscente dalla compagnia avrebbe commesso reati secondo la logica del «si salvi chi può», mentre quello entrante tentò di nascondere le proprie omissioni cercando comunque il profitto. Il risultato fu un buco finanziario stimato in 500 milioni di euro, provocato dalla sistematica distrazione di attività. Attività che poi potrebbero essere state utilizzate per creare un clone di Volare, la Myair.com, con la stessa struttura della compagnia commissariata e con uomini e mezzi provenienti proprio da quest’ultima.
«Sono soddisfatto dell’attenzione che il Tribunale ha prestato a un processo così complesso, riuscendo a cogliere la totale insussistenza degli elementi portati a carico della mia assistita», ha commentato l’avvocato di Mengozzi, Giuseppe Candiani. Sulla stessa linea anche la difesa del magnate argentino Eurnekian: «Siamo soddisfatti, Eurnekian ha sempre avuto fiducia nella giustizia italiana - ha commentato l’avvocato Roberto Marconi - una sentenza giunta dopo diversi anni, in un quadro di elevata complessità e che rappresenta un atto di riparazione sul piano etico e morale per Eurnekian».
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