IL CASO
Solidarietà al capolinea
Dopo 25 anni di aiuto ai bisognosi chiude la Banca Telematica. Impossibile andare avanti con pochi volontari
Oltre venticinque anni di presenza in Valcuvia, migliaia di quintali di generi alimentari distribuiti a famiglie in difficoltà e associazioni di volontariato anche fuori provincia, centinaia di raccolte fondi per le più diverse necessità, da quelle sanitarie a quelle sociali, non solo in Italia. Senza spendere un soldo in pubblicità, contando solo sul passaparola. Ma ora il magazzino viveri di via dei Prati Comuni chiude i battenti.
Si scrive così la parola fine alla Banca Telematica di Solidarietà, una sorta di Banco Alimentare ante litteram nato a Milano da un gruppo di studenti che distribuivano cibo ai bisognosi.
Adriano Frignati, 87 anni portati come ne avesse venti meno, personaggio molto conosciuto sul territorio per la sua vulcanica capacità di inventare gesti di solidarietà, ha importato quella esperienza nel Varesotto alla fine del secolo scorso.
Sulla decisione, l’avanzare dell’età non c’entra e non solo perché l’entusiasmo di rendersi utili è rimasto intatto: «Supermercati e ditte non regalano più niente che non sia al limite della scadenza, così con pochi giorni a disposizione e cinque volontari non abbiamo più tempo e modo per distribuire i generi alimentari».
«Con la crisi che c’è - aggiunge - chi li produce non lo fa più calcolando un margine di guadagno sulle scorte di magazzino, ma sul venduto vero e proprio. Ne è un esempio un piccolo artigiano di Tradate che pochi giorni fa ci ha regalato la bellezza di venti quintali di pasta fresca, in scadenza entro appena dieci giorni».
La prima sede del Banco fu ad Azzio, in uno spazio generosamente messo a disposizione dalla Mascioni tessuti; poi fu la volta di alcuni locali che, su interessamento comunale, vennero lasciati liberi dalla Pro Loco di Orino; infine, l’iniziativa approdò a Cuveglio dietro pagamento di un canone d’affitto.
«Adesso la struttura è vuota. Abbiamo già venduto furgone, muletti, varie attrezzature per un totale di 52mila euro: 30mila andranno all’Unità semplice di diabetologia dell’ospedale di Circolo di Varese, 12mila all’addestramento di un cane-guida per ciechi, 10mila alla Lilt, la Lega che si occupa in particolare dei tumori al seno».
Sono gli ultimi destinatari di un amore al prossimo che non ha conosciuto confini: dalle Caritas diocesane alle diverse mense per i poveri come quella delle suore varesine di via Bernardino Luini; e poi a Milano l’Istituto di ricerca per la cura ai bambini malati di leucemia, a Laveno i vigili del fuoco per l’acquisto di un’autopompa, a Gemonio il restauro di due dipinti in parrocchiale e in San Pietro, a Norcia terremotata per un centro polivalente assistenziale, nella regione brasiliana del Maranhão per un dispensario farmaceutico, una casa per le suore, un forno a legna, nel Camerun per la costruzione di una vasca di conservazione del pesce fresco e l’elenco sarebbe molto più lungo.
Ora la storia si interrompe, ma conoscendo l’uomo non è detto che tutto debba finire così: «Vivo senza tristezza della nostalgia di un passato bello, trascorso con passione, che è come il lievito per il pane. Soli, però, non saremmo andati da nessuna parte. Per questo voglio ringraziare col cuore tutti coloro che ci hanno dato una mano sul monito di san Giacomo apostolo: Prima di pregare, fai».
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