LA RICHIESTA
«Anziano suicida: 4 a giudizio»
Concorso in omicidio colposo, il pm chiede il processo al personale della casa di riposo

La notte del 21 marzo 2017 un ospite della Residenza Prealpina si lanciò dalla finestra della sua camera e rimase trafitto dai pali del cancello.
Per quella tragica morte, la Procura della Repubblica di Varese ha chiesto il rinvio a giudizio del direttore della casa di riposo, del medico e delle due operatrici socio-sanitarie in servizio quella notte.
Per tutti l’accusa è di cooperazione in omicidio colposo, per non aver vigilato affinché l’anziano, persona con una grave disabilità intellettiva, non si togliesse la vita.
Piero M., 74 anni, fu fatto ricoverare alla Residenza Prealpina dal suo amministratore di sostegno. Era un uomo che - così ha stabilito una perizia - aveva bisogno di assistenza continua per svolgere qualsiasi atto di vita quotidiana. Un anziano con «un’età mentale di un bambino di cinque anni», che quindi doveva essere seguito sempre da personale specializzato, anche perché aveva tentato più volte la fuga o il suicidio. E al direttore e legale rappresentante della struttura viene contestato proprio di averlo accolto nella struttura nonostante le presunte carenze gestionali e strutturali (come le finestre con maniglie che gli ospiti potevano girare agevolmente) che non avrebbero potuto garantire la sua incolumità.
Al medico in servizio quella notte viene addebitato di non aver adottato tutte le misure di sicurezza e di controllo - per esempio, il suicida era in camera da solo. Mentre le due oss devono rispondere del fatto di aver lanciato l’allarme solo molte ore dopo che l’anziano si era buttato.
Su richiesta dei difensori (gli avvocati Vera Dall’Osto e Corrado Viazzo), il gup Giuseppe Fertitta ha rinviato l’udienza preliminare al 23 giugno poiché una delle due operatrici in questo momento è nel suo Paese natale, l’Ecuador (l’altra, colombiana, è rimasta in Italia). Nessun commento sulla vicenda da parte di Riccardo De Feo, attualmente ancora direttore della casa di riposo e all’epoca dei fatti anche legale rappresentante della cooperativa sociale.
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