MOTOMONDIALE
Da Besozzo al mondo: il volo di Pecco Bagnaia
Con Mahindra nel 2016 la prima vittoria del neoiridato MotoGp

Bagnaia e Ducati sul tetto del mondo del motociclismo, come avvenne 50 anni fa con Giacomo Agostini in sella alla MV Agusta. Ma pochi ricordano che già nel 2016 Pecco portò alla vittoria iridata una moto realizzata e sviluppata da tecnici varesini che lavoravano a Besozzo e a Brebbia: fu l’antenna tecnologica Mahindra, dal 2012 al 2018 guidata da Davide Borghesi e Michele Ciappina, entrambi nati e cresciuti all’ombra del Sacro Monte. I capitali erano indiani del colosso industriale (20mila addetti) celebre per moto e ruspe; il progetto agonistico si coniugò con la capacità progettuale di tecnici formati in MV, Cagiva e Husqvarna. Nel 2018 Mahindra smise la produzione di moto e il sogno iridato Moto3 made in Varese svanì.
Dal 2020 Borghesi, classe 1967, laurea in ingegneria aerospaziale, è direttore tecnico di MV Agusta E-mobility (produce monopattini, bici e scooter elettrici). Ma non dimentica quel talento torinese dal viso d’angelo.
Come furono i primi passi nel Mondiale di Bagnaia?
«Pecco non esordì in discesa, su un tappeto rosso di velluto. Nel Mondiale Moto3 del 2013, con l’inglese FTR, ebbe poca fortuna: nessun punto. Nel 2014 entrò a far parte del neonato Sky Racing Team VR46 voluto da Valentino Rossi come “incubatore di talenti” e con Ktm Rc250 già al primo Gp in Qatar ottenne i primi punti. A fine stagione chiuse 16° con soli 50 punti saltando due gare per la frattura della tibia».
Lì Pecco rischiò di essere scartato e di finire nell’oblìo. Poi il vostro team Mahindra lo rilanciò con l’aiuto di Valentino.
«Eravamo certi che quel 18enne di Chivasso aveva un talento inespresso. Parlammo a lungo con Rossi, poi col team spagnolo Aspar e Gino Borsoi, e si decise di sostenere Bagnaia con la nostra Mahindra come terzo pilota oltre a Jorge Martin e Juanfran Guevara. Capimmo subito che Pecco sarebbe diventato un top rider: in uno dei primi Gp, in Francia, salì sul podio. A fine stagione solo 76 punti da scudiero di Martin ma con prospettive brillanti».
Poi la decisiva stagione 2016: Bagnaia regala a Mahindra la prima vittoria mondiale.
«Decidemmo di concentrarci sulle moto di Martin e Bagnaia: la ciclistica era ottima, il resto un po’ meno. Pecco fu molto prezioso e collaborò allo sviluppo della nostra MH01 con lo staff di Besozzo e Brebbia, dove avevamo installato un banco prova motori di tipo dinamico. Tra Qatar, Jerez e Mugello salì tre volte sul podio. Indimenticabile il 26 giugno 2016: per Bagnaia e Mahindra fu un giorno storico con la prima vittoria iridata nel Gp d’Olanda, ad Assen. Poi la pole in Gran Bretagna e la seconda vittoria in Malesia, chiudendo la stagione quarto con 145 punti».
Valentino e Pecco vennero a Brebbia e vi fecero i complimenti più affettuosi.
«Con Pecco abbiamo composto una famiglia affiatata. Domenica non mi ha stupito vedere Valentino abbracciarlo come un fratello. Nel gennaio del 2016 “Vale” e io parlammo a lungo dell’alto potenziale di Bagnaia, del fatto che avremmo dovuto dargli altre possibilità. Così è stato, con investimenti ben ripagati. Rossi sa guardare lontano e lanciare campioni: con VR46 nel 2017 diedero a Pecco la Moto2-Kalex, prima di approdare in MotoGp con Ducati-Pramac».
Ma quali sono gli ingredienti del successo di Pecco?
«Forza interiore, talento smisurato, coraggio quanto basta, umiltà, abnegazione. Una famiglia rispettosa dei ruoli, che sa sta stare al proprio posto e gioire condividendo i meriti con la squadra. E una Ducati MotoGp 2022 davvero stellare».
© Riproduzione Riservata