L’UDIENZA
Da Castiglione a “Le Iene”, «la mia vita distrutta»
«Bollato come un pedofilo dopo l’intervista di mio fratello»: processo a Varese

«Questa vicenda mi ha distrutto la vita. Ho ricevuto lettere in cui mi davano del pedofilo, mi hanno dato fuoco al giardino, ho dovuto cambiare casa due volte, preoccupato per l’incolumità dei miei figli». Parole del cinquantaduenne Luca Pioppi, che sta ancora pagando le conseguenze della puntata delle Iene sulla pedofilia, trasmessa su Italia 1 nel maggio del 2018. “Un’infanzia segnata da abusi terribili” era il titolo del servizio in cui un uomo, presentato solo come Marco, raccontava a Nadia Toffa di aver dovuto soddisfare, da bambino, i desideri sessuali di un prete, di uno zio e anche del fratello.
Il volto non compariva integralmente, ma per la gente di Castiglione Olona non fu difficile riconoscerlo, grazie anche alla barba e alla voce. «È palese che è lui. Parlava del fratello, e lui ha un fratello solo: io. Peraltro sul proprio profilo Facebook ha postato una fotografia con Nadia Toffa e poi ha condiviso la pagina delle Iene sul gruppo del nostro paese. Perché voleva ferirmi, e ce l’ha fatta», ha ricordato Luca Pioppi in Tribunale, davanti al giudice Angelo Parisi che sta processando Marco Pioppi per il reato di diffamazione.
Un procedimento aperto dopo la denuncia dei suoi famigliari. In un primo tempo la Procura della Repubblica di Varese chiese l’archiviazione del fascicolo, ma i parenti si opposero e il giudice per le indagini preliminari accolse la loro richiesta. Ma in una delle precedenti udienze c’è stato un colpo di scena: i genitori (che, suo dire, sarebbero stati a conoscenza degli abusi risalenti a 35 anni fa, ma non lo avrebbero difeso) hanno ritirato la querela. «Voglio fare la pace con mio figlio», ha detto il padre. «È ora di finirla, voglio vivere tranquilla quei quattro giorni che mi restano», ha confermato la madre.
Nessuna pacificazione, invece, con il fratello, costituitosi parte civile (con l’avvocato Fabio Ambrosetti) e deciso a ottenere un risarcimento danni per quell’intervista che, dipingendolo come un pedofilo, ha sconvolto la sua esistenza. «Io non ho mai abusato di mio fratello!», ha ribadito in aula Pioppi. Che ha poi ricordato quella sera di sei anni fa e i giorni successivi: «Ero alla recita di mia figlia e mia moglie ha ricevuto due telefonate: “C’è tuo cognato alle Iene”. Quando sono tornato a casa, ho guardato la puntata. Marco aveva il volto coperto ma, come scritto nei commenti su Facebook, “lo hanno riconosciuto tutti”. Nel video si vedeva anche la mia casa, con la cassetta delle lettere. Hanno cercato di oscurarla», ma non è bastato. «Infatti la mattina dopo il mio vicino mi chiese “Ma chi sei?”».
I sospetti dei conoscenti dopo quel servizio televisivo gli hanno «cambiato la vita - ha proseguito - Non mi comporto più come prima. Ora so che cosa vuol dire avere addosso gli occhi della gente».
Nessuna dichiarazione da parte dell’imputato e del suo difensore, l’avvocato Renato Maturo. Marco Pioppi parlerà in una delle prossime udienze, in calendario a giugno e luglio.
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