LA SOSTITUZIONE
Da piazza della Loggia a Piccolomo
Nominata la pm che si occuperà del delitto di Caravate: Maria Grazia Omboni

Una pm, Gemma Gualdi, con un passato nell’Antimafia per il “caso” Lidia Macchi e un altr’altra collega, Maria Grazia Omboni , che 41 anni dopo la strage di Piazza della Loggia a Brescia ha fatto condannare all’ergastolo Carlo Maria Maggi (il mandante dell’attentato di 41 anni fa) e Maurizio Tramonte (che invece avrebbe partecipato alla pianificazione della strage), per il processo legato alla tragica fine di Marisa Maldera, morta carbonizzata nella sua auto nel febbraio del 2003 a Caravate. Curriculum di tutto rispetto, non c’è che dire, per entrambi i sostituti procuratore generale eredi dei due fascicoli in precedenza avocati da Carmen Manfredda, l’avvocato generale facente funzioni andata in pensione a fine dicembre 2016.
Giudice istruttore a Bergamo, città dove è cresciuta e ha trascorso la maggior parte della sua vita; pm a Verona; e poi sostituto procuratore generale a Brescia, prima, e a Milano, dal 2009 in avanti. Queste, in estrema sintesi, le tappe professionali più salienti del sostituto pg che ha risposto “presente” al procuratore generale Roberto Alfonso.
Il nuovo titolare del fascicolo Maldera non si è tirato indietro di fronte alla complessità di un caso sui cui pende come una spada di Damocle il rischio della violazione del “ne bis in idem”, il principio giuridico in base al quale non si può essere processati due volti per lo stesso fatto.
A quanto pare, però, Maria Grazia Omboni, come già del resto il suo predecessore, avrebbe già maturato la convinzione che il marito della vittima, Giuseppe Piccolomo - una sentenza di condanna all’ergastolo definitiva per il delitto della mani mozzate di Cocquio Trevisago -, possa essere processato per omicidio volontario per quanto avvenuto a Caravate, nonostante un primo patteggiamento per omicidio colposo.
La tesi, che sarà coltivata al 100% al momento dell’udienza preliminare a Varese (ma non è stata ancora fissata la data, ndr) è sempre quella: il fatto oggetto di contestazione è diverso dopo quanto appurato in precedenza.
Come sarebbe emerso dalla risultanza di accertamenti peritali, alcuni dei quali a dire poco spettacolari, Piccolomo avrebbe agito scientemente e con premeditazione per uccidere e “liberarsi” una volta per tutte della consorte.
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