LE TESTIMONIANZE
"Dimenticato dalle istituzioni"
Solo alpini e vigili del fuoco ricordano il loro cappellano ogni anno. Dal vescovo Marco Ferrari a da Angelo Monti, le parole di chi conobbe monsignor Pigionatti

«Piccolo e grande, nobile e semplice, servitore di chiunque avesse bisogno, disponibile fino alla brutta figura, lungimirante, franco, sempre in attività, mai per ambizione, sempre per amore».
Con queste parole monsignor Riccardo Pezzoni, prevosto di Varese dal 1982 al 1998, descriveva l'indomani della sua morte la figura di monsignor Tarcisio Pigionatti. Venerdì 12 dicembre si celebra il centesimo anniversario della nascita di don Tarcisio.
«Un prete - sempre secondo il ritratto dell'ex prevosto di Varese scomparso tre anni fa - della nuova epoca con due dimensioni nettamente distinte e strettamente collegate: la dimensione materiale e la dimensione spirituale, naturale e soprannaturale, la dimensione umana e quella divina».
Tra le tante parole scritte e pronunciate a riguardo della figura e dell'opera di monsignor Pigionatti, la descrizione di Pezzoni, riletta a diciassette anni di distanza ce lo fa rivedere come egli era e agiva: «Prete che vive nella storia che passa, collegandola a quella perenne, che vive il presente tra il passato da non dimenticare e il futuro da prevedere e da costruire».
Nelle parole di monsignor Pezzoni anche l'origine e il bilancio di «esperienze umane straordinarie» di «un educatore e costruttore di fede e di civiltà in una storia in cammino».
Monsignor Pezzoni sottolineava inoltre come «l'indimenticabile e scioccante esperienza del fronte greco-albanese, vissuta come cappellano militare, fu determinante per scelte innovative e costruttive non facili e non sempre riuscite, ma sempre cariche di ideali da lui serviti senza tornaconti».
CARITÀ ARDENTE
Bello e significativo anche il ricordo del vescovo Marco Ferrari che confessò la gioia provata nell'incontrare «la fiamma di amore, rimasta accesa per tutta la sua vita, che facilmente accendeva don Tarcisio». «Una fiamma di carità che - riconobbe il presule - permeò il suo pensiero e la sua azione». Monsignor Ferrari apprezzò di don Tarcisio anche la sua capacità di vedere sempre più in là: «segno di forte intelligenza, di spirito indomito nell'affrontare la vita senza lasciarsi fermare dalle difficoltà».
NELLA STORIA DI VARESE
L'anniversario di oggi 12 dicembre rappresenta anche l'occasione ideale per riconsiderare la figura e l'opera del sacerdote varesino che per quasi mezzo secolo ha scritto pagine memorabili della storia di Varese, della sua Chiesa e della sua provincia.
Solo gli alpini e i vigili del fuoco in questi ultimi anni hanno tenuto viva la sua memoria ricordandolo sempre in occasione dell'anniversario della sua morte, avvenuta a Varese l'11 maggio 1997, e del pellegrinaggio militare internazionale a Lourdes. Monsignor Pigionatti non può essere ricordato solo per il suo impegno in ambito militare. Egli é stato il fondatore e l'animatore del collegio De Filippi di Varese, un'istituzione che in passato ha avuto un ruolo primario nel panorama educativo della città ed é stata per anni luogo d'incontro privilegiato di politici, autorità pubbliche, imprenditori e sportivi. Una realtà che ha sempre anticipato fenomeni sociali destinati ad interessare l'intera collettività.
Negli Anni Sessanta monsignor Pigionatti assunse un informale ruolo diplomatico aprendo le porte del suo convitto ai giovani africani che cercavano di apprendere nelle scuole varesine e nelle industrie della nostra provincia una professionalità che, al loro rientro in patria, li avrebbe proiettati nella classe dirigente del loro Paese. Una ventina di anni più tardi don Tarcisio ebbe un'altra geniale intuizione: l'istituzione di una scuola alberghiera che in quasi trent'anni di attività é diventata punto di riferimento qualificato per l'intero settore alberghiero e della ristorazione.
LE TESTIMONIANZE
«È un grande». Il prevosto della parrocchia di Santo Stefano di Sesto San Giovanni, don Giovanni Brigatti, non riesce a controllare l'ammirazione per monsignor Tarcisio Pigionatti.
«È stato un uomo di grande preveggenza e coraggio - continua - per il quale nutro sentimenti di grandissima gratitudine».
Il sacerdote che guidò la parrocchia varesina di San Massimiliano Kolbe per quindici anni dal 1982 al 1997, sottolinea infatti «la presenza decisiva con i suoi consigli e l'azione entusiasta» di don Pigionatti negli anni in cui si gettarono le basi per la costituzione della parrocchia di viale Aguggiari. La nuova chiesa, consacrata dal cardinale Carlo Maria Martini nell'ottobre del 1996, venne infatti edificata su un terreno acquisito per merito di don Tarcisio nel settembre del 1977 al prezzo di 60 milioni di lire e donata quattro anni più tardi alla parrocchia di Biumo Superiore.
Don Brigatti conclude il suo ricordo di "monsignore" sottolineando il fatto che «egli godeva a fare del bene» anche se «non tutti lo hanno compreso» e, alcune volte, come spesso accade alle grandi personalità «é stato circondato da personaggi meschini».
Parole dure che confermano il fatto che, nonostante egli fosse "un potente", monsignor Pigionatti in alcune occasioni non solo non è stato apprezzato ma, ha anche dovuto subire ingiuste umiliazioni. Sofferenze morali che, unite a quelle fisiche patite negli ultimi anni di vita, don Tarcisio ha affrontato con la preghiera.
«Uomo di preghiera» lo ha infatti definito don Giuliano Milani che fu accanto a lui per sedici anni e mezzo, prima come pro-rettore e successivamente come direttore spirituale del "De Filippi". Particolarmente amareggiato per «l'ingratitudine della città e delle istituzioni» nei confronti della memoria di monsignor Pigionatti é il presidente del Comitato "Salvo D'Acquisto", Luciano Ausenda. Oggi, del Comitato che grazie al decisivo intervento di don Tarcisio realizzò il monumento di piazzale Mafalda di Savoia a Varese con il presidente sono rimasti solo il maresciallo dei carabinieri, Armando Ferrante, e l'architetto lavenese Graziella Bertolli. Per Ausenda è la Chiesa varesina che «deve muoversi per far riconoscere a monsignor Pigionatti il giusto valore del suo impegno sociale».
Il vescovo Franco Agnesi pur non avendo conosciuto personalmente don Tarcisio confessa di ricordarlo ogni anno a Ferragosto durante la celebrazione della messa al Campo dei Fiori.
Per il vicario dell'arcivescovo Scola, Pigionatti «in tempi diversi dai nostri ha rappresentato capacità imprenditoriali per il bene della città che oggi, con stili e modalità diverse, siamo stimolati ad assumere».
Ricordi pieni di ammirazione, gratitudine e stima anche nelle parole di Francesco Bertolasi per 21 anni presidente della sezione Ana di Varese e del suo successore, Luigi Bertoglio, di Angelo Monti, sindaco di Varese per 13 giorni nell'estate del 1992, di Adalberto Tessarolo della Robur et Fides, del diacono Giovanni Baggio che da quattro anni guida con successo l'Istituto alberghiero voluto da "monsignore" e del caposquadra "esperto" dei vigili del fuoco, Mauro Innocenti il quale, ogni anno organizza il pellegrinaggio a Lourdes dei pompieri varesini nel ricordo del loro indimenticato cappellano che trent'anni fa per la prima volta li accompagnò ai piedi della grotta di Massabielle.
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