DOPO LA TRAGEDIA
Dolore e rabbia: "Vogliamo giustizia"
Tra i parenti di Oriana Tapparello, morta dopo lo schianto in via Pastrengo: "Era una persona meravigliosa. Ma nessun tentativo di linciaggio"

Il giorno dopo la morte di Reana “Oriana” Tapparello, la cinquantenne sinti deceduta lunedì in un fatale incidente fra due auto, regnano sconforto, dolore e incredulità nel campo nomadi di via Pastrengo.
«Vogliamo che venga fatta giustizia», esclamano gli uomini quasi in coro, sperando che la loro richiesta venga ascoltata da chi di dovere: «L’automobilista dell’altra auto correva chissà quanto - è opinione diffusa - Si accerti e si agisca di conseguenza, perché la morte della nostra Oriana non deve restare impunita».
Nonostante la tragedia, giovani e anziani delle famiglie sinti si mostrano ospitali: «Si accomodi» esclama un gruppo seduto in cerchio attorno a un tavolino con qualche bevanda. Quasi tutti hanno voglia di parlare: per loro ricordare Oriana è importante, «Perché era una donna che non meritava certo quella fine - commenta il nipote Rudi Hudorovich - Devono sapere tutti quanto amasse la vita, quanto fosse coraggiosa nell’affrontarla malgrado i suoi problemi quotidiani». «Aveva sempre il sorriso sulle labbra, era sempre allegra - la ricordano le parenti - Non ci sembra vero che non ci sia più».
Da come ne parlano si capisce che Oriana era un punto di riferimento, una colonna della comunità di sinti che vive da decenni alla periferia del paese. «Non vogliamo che questa storia finisca nel nulla - afferma un altro nipote, Alen Ornatelli - Chi ha sbagliato deve pagare, perché la morte di Oriana non può restare impunita». «Ci mancherà moltissimo - confessano alcune donne sedute davanti a una roulotte - Siamo addolorate, non riusciamo a farcene una ragione».
Sono tre i figli rimasti senza madre: hanno 27, 24 e 19 anni. Il più piccolo è quello corso a soccorrerla dopo che, dal campo nomadi, si è sentito lo schianto dell’impatto fra auto: «Ci siamo precipitati subito fuori - racconta Rudi - Lui, quando ha visto la madre priva di conoscenza, ha cercato di aiutarla come poteva con qualche manovra di rianimazione, ma era ormai troppo tardi».
Sono stati momenti drammatici e terribili, che parenti e amici della cinquantenne hanno impressi negli occhi e nel cuore. Ai ragazzi che hanno tentato di fermare il conducente dell’altra auto preme smentire che volessero linciarlo: «Non era questa la nostra intenzione - assicurano - Certo eravamo arrabbiati con lui, ma volevamo solo consegnarlo ai carabinieri. Nient’altro».
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