IL COLLEGAMENTO
Dugin, la figlia uccisa e Gavirate
L’omicidio di Darya Dugina riporta l’attenzione sui legami fra l’ideologo di Putin e il Varesotto

L’uccisione nella notte tra sabato e domenica di Darya Dugina, la figlia dell’ideologo di Putin Oleksandr Dugin, nell’esplosione dell’auto; gli scambi di accuse tra Mosca e Kiev con gli ucraini che giurano: non c’entriamo. Un omicidio, la guerra, la politica internazionale. Troppo per il Varesotto? Forse no, se è vero come è vero che Alexander Dugin è in stretto contatto con Gavirate: l’ultima volta fu un mese fa. Questo l’articolo che Prealpina gli dedicò lo scorso 23 luglio a firma di Andrea Giacometti .
UNA SERATA AL RISTORANTE CON L’IDEOLOGO DI PUTIN
Non è la prima volta che a Varese parliamo di Alexander Dugin. Un personaggio che negli ultimi anni è apparso spesso in programmi televisivi, interviste, convegni. Ma dai giorni in cui è partita l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, il filosofo e politologo russo ha visto crescere ancora di più la sua popolarità. Stampa e tv lo hanno spesso chiamato “l’ideologo di Putin”, un personaggio a cui l’autocrate ha sempre guardato con attenzione. Ieri sera, nell’elegante location dello Spazio Arte Corte dei Brut a Gavirate, Dugin è tornato. Non in carne ed ossa, ma grazie da un collegamento televisivo con il locale (nel momento in cui andiamo in stampa, l’incontro non si è ancora svolto). Ed è tornato, questa volta, non per interrogarsi su tattiche e strategie di guerra, ma per dialogare con alcuni interlocutori sul tema del Mito. A fare i conti con l’intellettuale c’erano Andrea Scarabelli, Valentina Ferranti e Luca Siniscalco. Euroasianesimo, “quarta teoria politica” (oltre liberalismo, comunismo, fascismo), retrocedendo ancora il nazionalboscevismo, Dugin è stato una fonte ricca di parole e riflessioni, pur partendo da un background di pensiero e riflessione molto legato al tradizionalismo. Ma non solo sul fronte politico: come sottolinea Rainaldo Graziani, direttore dello Spazio Arte Corte dei Brut, lo studioso è anche grande esperto di simbologia antica, di simbolismo, di pensiero religioso. Da qui l’interesse, ieri sera, nei confronti del mito.
È sempre stato forte il legame tra Gavirate e Alexander Dugin. È ancora Graziani a rimarcare come nel 2019 abbia soggiornato alla Corte, una delle tappe di un lungo tour che ha riguardato 19 città, da Udine alle principali università, spiegando le sue teorie e le sue analisi. Una presenza alla Corte dei Brut che si è rinverdita ieri sera in un momento molto diverso da quel passato. Graziani lo conosce bene, lo ha seguito nelle sue tappe. «Ma è davvero l’ideologo di Putin? L’uomo che ispira le mosse del presidente russo? Forse molto più di così, ma non è dato a saperlo». Certamente le prese di posizione di Dugin hanno fatto il giro del mondo e hanno suscitato grande attenzione da parte di esperti e opinione pubblica. Tanti in attesa dell’appuntamento che a tarda sera ha visto Dugin come guest star. Tavolini pieni, luci intense, ragionamenti e parole che si sono intrecciate tra lo studioso e gli interlocutori italiani. Il tutto in uno spazio che da tempo, come spiega Graziani, si dedica al dibattito culturale e alle iniziative teatrali. Ma che non rinuncia a mantenere un legame con alcuni studiosi di grande notorietà. E’ possibile intervistare ora Dugin sul conflitto in atto? E’ possibile chiedergli un’intervista per il giornale? Graziani scuote la testa: «In questo momento non è possibile, impegnato com’è i complicate mediazioni internazionali». Dunque al momento prevale la figura di studioso di testi antichi, di antichi simbolismi, di tradizioni millenarie. Al momento Dugin si mostra attento a non entrare nel confronto che riguarda la guerra scoppiata dietro casa. Eppure non cala l’attenzione per la sua riflessione, i suoi libri, i momenti di confronto. Come hanno dimostrato le presenze che ieri sera si sono radunate alla Corte di Gavirate. Un volto oscuro e riflessivo, immagini in cui è ritratto a tavoli di dibattiti, Alexander Dugin continua nel suo percorso che intende portare avanti: euroasiatismo come approdo finale, riunificazione di tutti i popoli di lingua russa, smembramento delle ex repubbliche sovietiche. Un traguardo ambizioso che pare davvero rispecchiare la strategia putinista nella vicina Ucraina. Anche se, è chiaro, tra riflessioni geopolitiche e azioni militari la differenza non manca ed è segnata dalla reazione di chi subisce l’attacco e la guerra, dalle iniziative degli alleati, dalle mosse della diplomazia. Uno spazio che resta nonostante anche le più raffinate riflessioni.
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