FUMETTO D’AUTORE
Dylan Dog “firmato” Laveno
Il nuovo albo scritto da Dario Argento e disegnato da Corrado Roi

Per quanto possa sembrare strano quando c’è di mezzo il bondage rischia sempre di farsi male qualcuno. Ne sa qualcosa Dylan Dog che sulle tracce della contessina Mary Anne da Warburg, abbonata alla relazioni pericolose, per poco non ci lascia la ghirba.
Accade nell’ultimo numero, il 383, attualmente in edicola, di culto perché scritto da Dario Argento.
«Siamo in due: la mia parte oscura e io», una delle frasi care al regista di tanti film di successo. Parte oscura liberata generosamente anche in questa occasione: suo il soggetto, sua, con Stefano Piani, al quale si deve l’intervento del Maestro, la sceneggiatura. Se non suo certo ispirato a lui il titolo: “Profondo nero”. Non “rosso” dunque come quello della pellicola punto di incontro tra la fase thriller e horror della carriera ma “nero”, colore che, come canta lo Stato Sociale, sta bene con tutto.
In particolare con la creatura di Tiziano Sclavi, varesino d’adozione. Per un testo così importante serviva una matita altrettanto importante e il più possibile dark. Che Bonelli editore (anche di Tex) ha in casa: il lavenese Corrado Roi. Ovvero, come scrive nelle note di copertina Roberto Recchioni, «uno tra i più amati disegnatori di Dylan Dog e quello che meglio ha interpretato l’anima oscura, sensuale, romantica e perversa del personaggio».
E, ancora: «semplicemente l’unica scelta possibile per illustrare questa storia».
Non male come attestato di stima. Il disegnatore di “Ut”, miniserie innovativa che potrebbe non rimanere un episodio isolato, da Laveno, che lascia solo in caso di necessità e malvolentieri, ringrazia e non nasconde la soddisfazione di avere lavorato su pensieri e parole di Dario Argento, «un punto di riferimento nella cinematografia italiana, lui e Lucio Fulci hanno aperto strade fino a quel momento inesplorate non solo nel nostro Paese».
Un debito di riconoscenza che porta Roi anche a una netta scelta di campo: «Benché girato dalle nostre parti, non andrò a vedere “Suspiria” di Luca Guadagnino. Quello di Dario Argento era un film così bello e completo da rendere del tutto inutile qualsiasi remake. E non lo dico solo perché amico di Stefania Casini che da interprete dell’originale la pensa esattamente come me».
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