IL DELITTO MACCHI
Ecco la seconda lettera anonima
Fu ricevuta dai genitori di Lidia a fine gennaio ‘87, l’autore si firma «una mamma che soffre». Si spera possa dare un nuovo impulso all’indagine

C’è una seconda lettera nell’inchiesta infinita per l’omicidio di Lidia Macchi. Dopo “In morte di un’amica”, ricevuta dai genitori di Lidia il giorno del funerale della ventenne studentessa, documento che il 15 gennaio scorso ha portato in carcere, sospettato del delitto, l’oggi quarantottenne Stefano Binda, ora la storia si ripete con l’altra lettera anonima ricevuta in casa Macchi poche settimane dopo. Due pagine scritte fitte a mano da un anonimo che si firma «una mamma che soffre» delle quali, per la prima volta, l’avvocato Daniele Pizzi, il legale della famiglia Macchi, consente la divulgazione. Dietro la scelta, anche questa volta condivisa con il titolare delle indagini, il sostituto procuratore generale Carmen Manfredda, la speranza che, divulgandola, «qualcuno ne possa riconoscere la calligrafia e, quindi, si faccia avanti con gli inquirenti».
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