CRISI DEL SETTORE
Economia, in fuga dalle cucine
I giovani non vogliono più fare i cuochi

Ottenere stelle Michelin con la propria arte culinaria non è più più il sogno proibito delle nuove generazioni. Sono bastati qualche anno e una pandemia che ha rivoluzionato il mondo per spegnere persino quell’alone di fascino creato da Masterchef: nessuno vuole più fare il cuoco. E non è semplicemente una moda che passa, perché i titolari dei ristoranti cominciano ad avere difficoltà serie nel reperire il personale. Basti pensare che in provincia ci sarebbero circa 400 posti di cuoco e aiuto cuoco a disposizione, ma i candidati non ci sono. Le stime dell’Associazione provinciale Cuochi Varese crescono a dismisura se si guarda al territorio regionale. In Lombardia si stima che ci sia la necessità di circa 10mila esperti dei fornelli.
«La nostra è una professione oggi richiestissima - spiega Damiano Simbula (nella foto centrale), cuoco titolare del “2 lanterne” di Induno Olona e presidente provinciale dell’associazione cuochi - ma non ci sono più cuochi, o per lo meno sono pochissimi. Con la pandemia molti di quelli con esperienza sono andati all’estero, in paesi come Dubai, dove era possibile proseguire a lavorare. I giovani, invece, anche i diplomati, hanno rinunciato. Si sono messi a fare altro e hanno scoperto che ci sono lavori meno faticosi del nostro, dal punto di vista di orari, turni e festivi. E credo che non torneranno indietro».
Un segnale di conferma della crisi del mestiere arriva anche dalle scuole professionali. «Da noi in provincia tra alberghieri e Cfp - sottolinea Simbula - ci sono otto scuole. Alcune fanno fatica a formare le classi per il primo anno. Non solo: teniamo presente che su una classe di 25 persone, i diplomati che entrano in cucina e che si muovono già discretamente sono al massimo tre. Gli altri non ci provano nemmeno».
© Riproduzione Riservata