L’INTERVISTA
Zocchi c’è, «ma centrodestra unito»
Stasera summit di coalizione, poi la scelta ufficiale

Non ha ancora detto “sì” ufficialmente, ma sapeva di essere il Piano B del centrodestra per la riconquista di Palazzo Estense dopo il lustro di Galimberti. Questione di ore: fra oggi e domani, lunedì 7 giugno, dopo i vertici di coalizione, scioglierà le riserve il farmacista Luigi Zocchi, 70 anni, varesino doc da generazioni, deputato dal 1994 al ’96, al tempo del primo governo Berlusconi, eletto nella Lega poi passato al gruppo misto di area liberale, nonché storico presidente di Federfarma, da trent’anni. Troppo presto per parlare di ricetta per la vittoria anche per l’origine sofferta del cambio, come dice alla Prealpina il diretto interessato.
Come è nata l’ipotesi di candidatura?
«Sono stato contattato circa tre mesi fa da amici di Forza Italia e ho dato la mia disponibilità a sostenere Maroni, mio caro e vecchio amico - dice Zocchi -. Ho detto chiaramente che non avrei mai fatto qualcosa contro di lui, ma per lui, anche con una lista civica in appoggio. Non sarei mai stato d’ostacolo. Al sorgere dei problemi, pochi giorni fa sono arrivati nuovi messaggi: deciderò a breve».
Non un “sì” convinto ma neanche un “no”: una strada indicata dopo il passo indietro di Maroni.
«Non sono un giocatore per qualsiasi tavolo, voglio prima vedere il progetto, voglio sapere di avere intorno a me persone oneste e trasparenti. E soprattutto voglio che la mia candidatura sia condivisa da tutte e tre le anime del centrodestra, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, senza sorprese dell’ultimo minuto. Fare il sindaco è un’attività pericolosa e impegnativa, a volte basta una firma per avere problemi: bisogna essere forti e quindi devi sapere di avere una squadra compatta che ti segue, altrimenti non funziona. Mi piace che le cose siano chiare fin dall’inizio».
Zocchi, uomo civico più che partitico, senza tessere ma con convinzioni precise, non usa mezzi termini e si rivolge a tutti gli alleati per strappare il capoluogo al centrosinistra.
«Mi metto volentieri a disposizione, ma in linea anche con la mia professione: Federfarma, che mi ha rieletto sempre per questi 30 anni, ha saputo dialogare con tutti i sindaci di ogni colore, aiutando le fasce più deboli della popolazione con campagne mirate».
Eppure la passione politica è di vecchia data, fin dagli anni Novanta, anche grazie alla storica amicizia con Bobo.
«Sono entrato in Parlamento nel 1994, nella Lega sì, ma come uomo del Popolo della libertà, non sono militante attivista. Poi non ho condiviso alcune scelte e sono entrato nel Gruppo misto che faceva riferimento al ministro Raffaele Costa. Mi sono poi riavvicinato anche conoscendo personalmente Mirko Reto (coordinatore della campagna elettorale, ndr). Ora mi chiamano tutti, so di essere in corsa per il Piano B, ma ripeto: fino a pochi giorni fa non c’erano certezze. Io ci sono, sono varesino fin dai nonni, ho la mia farmacia a Lavena Ponte Tresa dove lavorano le mie figlie. L’altra, Chiara, è scrittrice e vive a Parigi. Sono sposato dal 1973 con la stessa donna, Enrica. Devo decidere e lo farò a breve visionando il progetto. Ma una cosa è certa: se scendo in campo, lo faccio per vincere, non per perdere tempo».
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