LA VERTENZA
Emissario del don dalla maestra hot
Il prete per accertare i sospetti inviò una persona al centro massaggi. I legali della donna depositano il ricorso e chiedono il reintegro in parrocchia

La maestra hot rivuole il suo posto. Sono trascorsi 180 giorni dall’impugnazione del licenziamento dalla scuola materna della parrocchia di Sant’Edoardo e offerte accettabili agli avvocati Paola Masla e Daniela D’Emilio non ne sono arrivate.
Poche migliaia di euro, 3mila a quanto pare, la cifra offerta per chiudere la vicenda bonariamente, ma i legali non ci stanno e oggi depositeranno il ricorso al giudice del lavoro.
Nell’atto si chiede il reintegro nella struttura in cui la donna lavorava dal 2001, il risarcimento e il pagamento dei contributi. Anche sulla base di quella che i legali definiscono nullità dell’accordo che don Emilio Sorte e un rappresentante sindacale della Uil fecero sottoscrivere alla loro assistita, «senza nemmeno darle il tempo di capire cosa stesse firmando».
L’insegnante venne allontanata a ottobre, dopo che una ridda di pettegolezzi su un suo doppio lavoro di massaggiatrice erotica aveva tempestato il prete.
Don Sorte a quanto pare non ha alcuna remora sul provvedimento preso: gli erano arrivate lettere anonime che rivelavano la vita segreta della maestra, qualcuna corredata da fotografie tratte dai siti di annunci hard.
Ma, secondo l’insegnamento di san Tommaso, cercò riscontri concreti al gossip. Individuò un uomo di fiducia e la fece seguire. Ma non solo.
L’emissario ebbe anche l’ingrato compito di fingersi cliente del centro benessere in cui la donna svolgeva l’attività parallela. Toccò con mano, insomma, e quando tornò alla base confermò i sospetti.
Questo almeno è quel che trapela in via ufficiosa, se ne saprà di più quando il sacerdote presenterà la sua lista di testimoni a sostegno della sua decisione.
Di certo c’è che gli avvocati Masla e D’Emilio hanno decine di testi a favore della donna, genitori dei suoi ex alunni pronti ad affermare davanti al giudice quanto la maestra fosse «professionale, competente, portata all’accudimento dei bambini e benvoluta».
Tra l’altro, in tutta questa spinosa vicenda, gli avvocati fanno notare l’improvvisa retromarcia del segretario provinciale della Uil Antonio Massafra, dapprima disponibile nell’andare a fondo della questione, in tutela della lavoratrice, «offrendoci anche l’ufficio vertenze», e poi, dopo una riunione in Regione, di tutt’altro avviso, «tanto da ritrattare la disponibilità».
L’insegnante dell’asilo, spiegarono i suoi legali, non ebbe nemmeno il tempo di leggere i documenti con cui il parroco, un rappresentante sindacale e un commercialista la stavano liquidando: nell’arco di mezz’ora le fecero firmare le carte, dicendole che fosse l’unico modo per evitare scandali.
La ex dipendente non ebbe il tempo materiale di rivolgersi all’avvocato, avviare l’impugnazione e inviare una raccomandata al datore di lavoro, ossia di compiere l’iter previsto per legge.
Oltretutto nel verbale si leggeva che la lavoratrice stessa avrebbe conferito la delega per risolvere la questione al rappresentante Uil, «fatto in realtà mai avvenuto». E ora deciderà il giudice.
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