LA CONDANNA
Ergastolo al padre: «Grazie»
Omicidio Maldera, le figlie di Piccolomo: «Finalmente giustizia»

«Senza il vostro impegno e il vostro lavoro, non avremmo mai avuto giustizia»: sono parole di Cinzia e Tina (le figlie del killer delle mani mozzate Giuseppe Piccolomo) che da anni si battevano perché fossero accertate le responsabilità del padre anche per la morte della loro madre, Marisa Maldera.
Parole cariche di riconoscenza per magistratura e forze dell’ordine all’indomani della condanna all’ergastolo di Piccolomo da parte della Corte d’Assise di Varese per aver ucciso la moglie, morta carbonizzata nella sua auto nel 2003.
La famiglia non può dimenticare l’orrore e il dolore ma vuole rendere pubblica la gratitudine verso gli “angeli custodi” che hanno permesso di uscire da un incubo.
«Ringraziamo di cuore, per l’impegno e la professionalità che hanno messo per raggiungere questa vittoria, il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Milano Carmen Manfredda, Ilaria Cavo, il Procuratore generale Maria Grazia Omboni e il Pool interforze che ha condotto le indagini delegato dalla Procura generale di Milano, composto dagli ufficiali di polizia giudiziaria della sezione omicidi della Squadra mobile di Varese Silvia Nanni e Giuseppe Campiglio, dal Commissario capo Manuel Cinquarla, comandante della Polizia locale del Medio Verbano, e dai marescialli dei carabinieri Marco Cariola e Mauro Salvadori. Grazie».
Cinzia e Tina dando così il giusto riconoscimento a tutti coloro che si sono spesi per questo secondo filone. L’assassino di Carla Molinari, l’anziana massacrata nella sua villetta di Cocquio Trevisago nel novembre del 2009 e a cui furono amputate le mani, è anche un uxoricida e per questo merita una doppia condanna a vita, arrivata pochi giorni fa.
Il collegio giudicante ha ritenuto valida la tesi dell’accusa, secondo la quale Piccolomo ha sedato la moglie con dei tranquillanti e poi ha simulato un incidente dando fuoco all’auto nella quale la moglie è morta, per poter incassare la polizza vita e sposare una cameriera del suo ristorante.
Subito dopo l’arresto per l’omicidio Molinari, le figlie chiesero di riaprire anche il caso della madre, prendendo contatto con la Procuratrice Manfredda: un primo tentativo avvenne nel 2013, seguito da una richiesta di archiviazione.
Poi, la svolta con il nuovo invio del fascicolo da parte del gip a Milano, con una grande attenzione al principio del “ne bis in idem”, cioè l’impossibilità di processare due volte una persona per lo stesso reato.
Piccolomo, che era alla guida dell’auto e riuscì a salvarsi, fu processato per omicidio colposo e patteggiò una condanna a 16 mesi. Ma gli elementi di novità hanno permesso di riaprire un nuovo filone grazie al Pool che ha unito le forze dell’ordine fino al risultato finale.
© Riproduzione Riservata