LA SENTENZA
Fagnano Olona, dispetti alla vicina: condannati due fratelli
Pena a otto mesi confermata anche in Appello

Acquistare un appartamento in una casa di corte a Fagnano Olona e scoprire che il proprio vicino, molesto e prepotente come pochi, pretende il diritto - senza averne nessun titolo - di poter passare sul balcone-ballatoio, antistante la camera da letto.
Questa, in estrema sintesi, la disavventura capitata a una giovane fagnanese, vittima di reiterati atti persecutori da parte di un cinquantenne e di suo fratello, di quattro anni più anziano, che in quella casa non ci abitava, ma era solito andare a trovarlo nel fine settimana. Entrambi i fratelli finiti sotto processo, accusati di stalking condominiale, si sono visti confermare dalla prima corte d’appello di Milano la sentenza di condanna emessa in primo grado dal tribunale di Busto Arsizio. Otto mesi di reclusione a testa la pena inflitta.
Il beneficio della sospensione condizionale della pena? Non è stato concesso. Meglio, sarà concesso solo e soltanto nel caso in cui i due imputati parteciperanno a corsi di recupero fatti su misura per coloro che sono condannati per questo tipo di reato. In altre parole: prima un percorso di riabilitazione e solo in seguito la sospensione della pena. Quando si acquista una casa, specie quando si è giovani, come nel caso della parte offesa di Fagnano Olona, si è pieni di dubbi. Di più, si ha sempre paura di sbagliare. Anche perché, come insegna chi ha esperienza nel settore della compravendita di immobili, il raggiro è sempre dietro l’angolo. Nello specifico, la donna, dopo aver firmato il rogito d’acquisto nel dicembre del 2018, non ci mise molto a capire in quali guai si fosse andata a ficcare. Iniziati i lavori di ristrutturazione dell’appartamento, il vicino di casa non perse tempo in quelli che reputava inutili convenevoli: entrò senza chiedere permesso nell’appartamento e aggredì la neoproprietaria a male parole.
Perché? Voleva sapere se l’immobile fosse stato acquistato in modo corretto e, cioè, se fosse stato garantito il diritto di passaggio del vicino sul suo balcone. Naturalmente, non poteva essere così. Anche perché la donna aveva comprato casa avendo la certezza di avere la proprietà esclusiva del balcone-ballatoio.
La cosa mandò su tutte le furie il vicino che, per dispetto, cominciò a passare sempre più di frequente dal poggiolo, assumendo atteggiamenti via via sempre più arroganti. Una condotta inspiegabile, considerato che a lui non era necessario passare dal balcone della donna per andare a casa sua: in fondo, e le carte processuali lo confermano, aveva una scala che gli consentiva l’accesso indipendente. E invece niente. «Non ti daremo mai tregua», furono le minacce rivolte alla poveretta che, per paura e per evitare discussioni, preferiva trascorrere il weekend dai genitori.
I dispetti erano all’ordine del giorno, tra vasi buttati a terra e persiane chiuse di proposito, e continui passaggi sul ballatoio per fumare o addirittura per guardare dentro casa. Inutile sottolineare come la decisione della signorina di posizionare un cancelletto sul balcone con il chiaro intento di proteggere la propria privacy rappresentò un punto di non ritorno. Non solo il suo posizionamento fu interrotto, ma da quel momento in avanti fu un susseguirsi continuo di danneggiamenti e di minacce via via più pesanti. Fino al giorno in cui la poveretta si rese conto che il vaso era colmo e chieste aiuto ai carabinieri.
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