IL RACCONTO
Fatemeh in salvo a Malpensa: «L’ultima bomba? Mentre aspettavo il pullman»
L’architetta 36enne iraniana, in Italia con il figlio di 18 mesi, racconta la fuga dalla guerra. «Ora temo per la mia famiglia»
La felicità e la gratitudine di essere tornati, ma con il rumore di quei missili ancora addosso. E soprattutto con la paura e l’incertezza per chi è rimasto a Teheran. Queste le emozioni di chi è riuscito ad andar via dall’Iran, raggiungendo l’Italia dopo l’attacco israeliano del 13 giugno.
«GRATA E FELICE»
«Sono felice ma anche preoccupata. Le prime notti abbiamo sentito tutto. Poi abbiamo lasciato Teheran. E fuori città, a casa, l’ultima notte è stata davvero paurosa», le parole, al Tg2, appena rientrata in Italia all’aeroporto di Malpensa, di Fatemeh Sakhtemani, l’architetta 36enne iraniana, che aveva portato il figlio di 18 mesi in Iran a conoscere i nonni, per poi ritrovarsi bloccata lì dalla guerra. Fatemeh è una dei 24 italiani fuggiti dal paese persiano, attraverso uno dei confini di frontiera, l’Azerbaigian, arrivati nella giornata di domenica 22 giugno: «L’ultima bomba che ho sentito? Quella all’ambasciata, mentre aspettavo il pullman», racconta la 36enne. Fatemeh a Baku è riuscita solo sabato a riabbracciare il suo compagno, Salvatore Politi, ginecologo 42enne di Parma, che da subito aveva lanciato un appello per far sì che rientrassero lei e il piccolo di 18 mesi.
COMUNICAZIONI IMPOSSIBILI
Ora l’angoscia non è solo per quel suono che rimane in testa e nelle orecchie. Per lei, infatti, come per molti persiani qui in Italia, il pensiero oggi è per i propri cari, con le comunicazioni bloccate dallo stop di internet e le risorse energetiche a singhiozzo. «Non sono riuscita a contattare i miei genitori. È tutto bloccato purtroppo. Ho molto paura», ha affermato Fatemeh. E lo stesso è il racconto di Pega e Shirin, studentesse a Roma. C’è la forte l’incertezza, soprattutto dopo l’attacco degli Stati Uniti d’America. «Io sono rientrata dieci giorni prima del primo bombardamento israeliano. Avevo proseguito per la Turchia con mia sorella. Poi lei è tornata dai nostri genitori e io sono rientrata a Roma. Non la sento da mercoledì», racconta Pega, aggiungendo che molte delle sue amiche non compaiono più neanche come utenti su WhatsApp. «Solitamente riuscivo a sentire la mia famiglia una volta al giorno. Stavamo organizzando un viaggio qui. Dal 13 giugno, internet è andato a singhiozzo. Fino al blocco totale», spiega Shirin, precisando che è riuscita ad avere un messaggio della madre via mail solo venerdì.
FUGA DIFFICOLTOSA
Sono tanti gli italiani o i residenti nel nostro Paese che stanno cercando una via di fuga tramite i confini. Ma la situazione è tutt’altro che semplice. Il gruppo arrivato domenica – come riporta la Farnesina sul suo sito – ha fatto circa nove ore di tragitto e una lunghissima attesa alla frontiera, per poi essere accolto da rappresentanti dell’Ambasciata italiana a Baku, e dirigersi all’aeroporto della capitale azera. Un ulteriore convoglio dall’Iran potrebbe quindi partire già il prossimo lunedì, sempre tramite i paesi limitrofi, come l’Armenia, la Turchia e il Turkmenistan. Anche chi tenta di rientrare da Israele dovrà farlo raggiungendo il confine. Un charter da Sharm el Sheikh (Egitto) porterà a Verona 140 italiani.
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