MOSTRA POP
Fatti un selfie con Escher

La realtà vista riflessa da una sfera, il moto perpetuo, incastri di forme, scale che salgono e scendono contemporaneamente: è il mondo incantato di Maurits Cornelis Escher (1898-1972) che, dopo avere stregato Roma, Bologna e Treviso (580mila visitatori in tutto) è in mostra a Palazzo Reale di Milano (grazie alla doppia produzione Arthemisia Group e Sole24 Ore in collaborazione con la Escher Foundation).
Più di duecento le opere esposte, quasi tutte provenienti dalla collezione di Federico Giudiceandrea, industriale e ingegnere elettronico con una venerazione per il maestro olandese e che, insieme a Marco Bussagli, è curatore dell’esposizione. Sei sezioni ricreano il percorso e gli influssi (dall’art Nouveau alle Avanguardie) esercitati sull’artista e matematico olandese, il fondamentale periodo in Italia (in questo «luogo benedetto» trascorse i momenti più belli della sua vita e conobbe la moglie Jetta con cui visse a Roma), il viaggio a Cordova e le ispirazioni ricevute durante una visita all’Alhambra con le sue decorazioni moresche.
Tra i capolavori entrati nell’immaginario collettivo sono esposti l’icona della mostra, «Mano con sfera riflettente» un autoritratto beffardo di Escher, «Relatività» (o «Casa di scale»), «Vincolo d’unione» con un volto maschile e uno femminile scomposti a spirale come la buccia di una mela e i paradossi geometrici di «Metamorfosi» e «Belvedere».
Il percorso piacerà anche ai giovani, grazie a giochi ottici e a postazioni-selfie; in una stanza quadrata scorrono ad altezze diverse quattro rampe di scale tra cui compaiono piccoli animali, sfuggiti alle metamorfosi escheriane: un’installazione di Studio Azzurro e ispirata a «Relatività» che introduce all’eschermania che ha pervaso fumetti, musica e cinema.
In «Labyrinth» George Lucas gioca con «Case di scale», incisione che ha influenzato anche la saga di Harry Potter e «Una notte al museo III». Se i Pink Floyd ispirarono alcune cover ai lavori dell’artista, i Rolling Stones si videro negata la richiesta di usare una sua opera come cover di un disco. Oltre a un secco no, Mick Jagger nel 1969 si sentì dire da Escher che aveva cose più importanti da fare. Suo malgrado, un artista decisamente pop!
«Escher» - Milano, Palazzo Reale, fino al 22 gennaio lunedì ore 14.30-19.30, da martedì a domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato 9.30-22.30, ingresso 12/6 euro, info 02.8929711.
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