GIORGIO PERLASCA
«Restituite la targa»
Il figlio Franco dopo il furto: «Ecco com’era mio padre: eroe normale e silenzioso»

«Fate ritrovare la targa trafugata, dimostrerete che avete capito quanto il vostro gesto possa ferire la memoria di un uomo e di quello che le sue azioni hanno rappresentato per migliaia di persone». Il figlio di Giorgio Perlasca, l’uomo che salvò oltre 5mila ebrei, si chiama Franco e parla da Padova, dove vive con la sua famiglia. La notizia del furto della targa dal Giardino dei giusti di viale Aguggiari è arrivata subito nella sede della fondazione dedicata al padre. Il figlio ne parla quasi con serenità, convinto che «il messaggio più bello e importante sia raccontare chi fosse mio padre».
A Padova Perlasca è stato rintracciato, nel 1988, da alcune donne ebree ungheresi che erano venute in Italia in vacanza, toccando alcune città tra cui Venezia. «Voglio credere che chi ha rubato la placca non sapesse che cosa stesse facendo e che cosa rappresenti per migliaia di persone - commenta -. Voglio credere che non ci sia un motivo politico dietro questa azione ma semplicemente che sia stato compiuto in modo idiota da qualcuno che non ha premeditato il gesto».
Da qui l’appello a fare ritrovare la targa. E se così non fosse? «Spero che venga ricollocata al più presto e sono disposto, con mia moglie, e con la fondazione dedicata a mio papà, a venire a Varese a raccontare chi era Giorgio Perlasca a chi non lo sa e ai tanti ragazzi della provincia, dove in passato abbiamo avuto contatti e incontri, oltre a quello del 2009 in occasione della inaugurazione della targa - continua Franco Perlasca -. Facciamo tante iniziative nelle scuole e non solo, in gennaio siamo stati invitati a Luino, sarebbe bello poter fare tappa anche nel capoluogo…».
Un padre che salva 5.200 persone - gli ebrei di Budapest - dal campo di concentramento è una eredità immensa e forse non sempre facile da gestire e custodire. «L’incredibile e il bello di questa storia sono rappresentati anche da quanto avvenuto dopo - dice Franco - Ricordo ancora come abbiamo scoperto quello che aveva fatto mio papà, perché a nessuno, nemmeno a mia mamma, aveva raccontato quanto avesse compiuto nei due anni e mezzo in cui si trasferì per lavoro in Ungheria, dove lavorava per una società, che possiamo definire statale, di importazione di carne. E poiché mio papà aveva combattuto come volontario per il generale Franco e parlava perfettamente spagnolo, non gli fu difficile ottenere un passaporto con il nome di Jorge Perlasca e diventare una sorta di diplomatico spagnolo», cosa che gli permise di salvare migliaia di persone.
Se nel 1988 quelle donne ungheresi non si fossero messe sulle tracce di tale Perlasca, probabilmente nessuno avrebbe mai saputo di che cosa fosse state capace. «Quel giorno per caso ero in casa con lui, quando telefonarono e arrivarono a trovarlo. Da lì scoprimmo tutto». Giorgio Perlasca è morto il 15 agosto 1992. Sepolto a Maserà, vicino a Padova, sulla sua tomba c’è un’unica frase, in ebraico, “Giusto tra le Nazioni”.
© Riproduzione Riservata