IL PROCESSO
Finse un’aggressione: chiesti 2 anni
Busto Arsizio: agente della polizia locale (ora in altro Comando) a processo. Il Comune si è costituito parte civile

Si inventò, almeno secondo l’accusa, un’aggressione in pieno centro. Ieri mattina, lunedì 25 febbraio, il vigile urbano che nel frattempo si è trasferito al Comando della Polizia locale di Padova, ha cercato di difendersi davanti al giudice Cristina Ceffa ma non si sa se sia riuscito a convincerla della sua innocenza.
Di certo c’è che non ha convinto il pubblico ministero d’udienza Cristina Calegari, che al termine della requisitoria ha chiesto due anni di condanna e 500 euro di multa. L’avvocato Riccardo Piga, legale del Comune che si è costituito parte civile, ha chiesto il risarcimento dei danni patrimoniali (3.500 euro) e di quelli non patrimoniali, legati soprattutto all’immagine (7mila euro): prima l’imputato avrebbe screditato l’ente pubblico accusandolo di lasciare gli agenti allo sbaraglio e senza tutele, dando così la possibilità al sindacato di Fausto Sartorato di attaccarlo senza freni.
E poi, risolto il giallo dell’aggressione, l’imputato avrebbe messo in imbarazzo l’Amministrazione con la propria condotta: perché i filmati delle telecamere visionati dai colleghi il 3 febbraio 2023 (giorno del presunto pestaggio), che lo riprendono mentre si autolesiona contro il muro, non danno molto splendore alle uniformi municipali.
L’avvocato Giovanna Vreti è giunta alla conclusione opposta, sostenendo la non colpevolezza del vigile. Del resto il trentatreenne non ha fatto altro che deviare la narrazione dell’episodio contestato su un piano giuslavoristico: quasi come se non capisse di cosa si stesse parlando in aula, ha continuato a insistere sulla sua inesperienza, sulla irregolarità della scelta di mandarlo da solo a controllare il rispetto dei divieti di sosta, «perché ero stato appena assunto e non potevo coprire il servizio da solo, non avevo ancora fatto il corso». Che dai filmati non si vedano aggressori né passanti, ma soltanto lui che dà ginocchiate e testate al muro, lui non si preoccupa: «Sarà stato l’angolo cieco delle telecamere. Io comunque mi sono solo appoggiato al muro, non ho sfregato la faccia contro. Ero agitato, mi ero spaventato a causa dell’aggressione subita». La sentenza è prevista il 9 dicembre.
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