LEGNANO SOTTO CHOC
Flores D’Arcais, nessuna foto di pazienti
Nei pc del primario di pediatra suicida solo materiale acquistato su Internet

Com’era prevedibile, la tragica scomparsa del professor Alberto Flores D’Arcais, che sabato mattina si è lanciato dalla finestra dell’appartamento di Milano dove dallo scorso 9 luglio era agli arresti domiciliari con l’accusa di atti sessuali con minorenni, ha scatenato un terremoto. Già era stato forte lo choc provocato dall’arresto del primario di Pediatria dell’ospedale Civile, persona notissima e stimatissima; ora la notizia che i consulenti della procura di Busto Arsizio hanno trovato nei suoi computer portatili migliaia di immagini pedopornografiche ha sconvolto non solo i colleghi, ma anche e soprattutto le famiglie che avevano affidato al medico i loro figli.
Dopo il suicidio di Flores D’Arcais, molti genitori a Legnano si chiedono se tra le immagini trovate nei computer del primario ci siano anche quelle dei propri figli, magari filmati a loro insaputa nello studio durante una visita.
Proprio per fugare questi e altri timori, il procuratore capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana sabato si era messo brevemente a disposizione dei giornalisti, invitandoli a «restare ai fatti». E i fatti sono che nei due computer ci sono solo i files che il medico aveva scaricato tramite internet da siti specializzati nella vendita di materiale pedopornografico.
Nello studio all’ospedale di Legnano gli unici a raccogliere immagini sono stati i carabinieri e, ovviamente, questi filmati li hanno visti solo gli inquirenti. «Durante le indagini – ha affermato Fontana – Erano stati sequestrati tutti i computer e i telefoni cellulari nelle disponibilità del professore, che poi sono stati sottoposti ad accertamenti tecnici affidati a consulenti. Come prevede la legge, l’indagato era stato avvisato di questi accertamenti, e aveva provveduto a nominare un consulente di parte. Anche le parti offese erano state avvisate e, poste le necessarie condizioni di garanzia, i consulenti avevano iniziato a fare il loro lavoro».
Da analizzare non c’erano solo i due pc portatili sui quali sono poi stati effettivamente trovati i files illegali. La procura aveva disposto il sequestro anche dei computer che il medico aveva a disposizione in ospedale, anche di uno che era stato collegato a particolare attrezzatura sanitaria. «Non è stata trascurata alcuna ipotesi – ha continuato il procuratore -, anche se poi quello che cercavamo i consulenti lo hanno trovato dov’era ovvio che fosse, cioè nei pc privati che il medico teneva a casa. Nei computer dell’ospedale non c’era nulla». E soprattutto nei due portatili di casa non c’erano immagini di pazienti. Tutte le fotografie, oltre cinquemila, erano state scaricate da siti specializzati in pornografia con minorenni: nonostante le precauzioni prese dal primario, che aveva formattato una porzione di hard disk di un computer e aveva buttato nel cestino (senza però svuotarlo) le immagini scaricate sull’altro, i consulenti sono riusciti a ricostruire tutte le tracce che erano state lasciate durante la navigazione, scoprendo così che le fotografie erano state comperate e scaricate nell’arco di mesi. Un dettaglio, questo, che avrebbe potuto complicare ulteriormente la posizione del medico davanti al giudice.
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