ARTEIDEA
Frammenti di pittura di Salvini e De Bernardi

Coetanei, eppure così diversi nel comune radicamento alla terra d’origine e nell’impegno a racchiudere in una tela l’essenza del paesaggio varesino. Schivo e riservato, Innocente Salvini (1889-1979) ha indagato i volti e i luoghi a lui familiari con una particolare attenzione per la luce, calda e intensa, per le zone d’ombra «che è sempre una luce diversamente colorata», come scrisse l’amico pittore futurista Luigi Russolo.
Benestante e viaggiatore, Domenico De Bernardi (1892-1963), originario di Besozzo, amante della compagnia, circondato da amici buongustai e ammiratore della modernità e delle donne eleganti, ha ritratto alberi e case, prati e cielo annuvolato, i segni della natura e quelli dell’uomo, il lago e la campagna varesina.
Entrambi con una passione viscerale, oltre che per la pittura, per la musica. Sono loro i protagonisti della mostra che la galleria Arteidea organizza per celebrare, attraverso il paesaggio e i luoghi di Varese, i duecento anni dalla elevazione del comune al rango di Città (era il 14 giugno 1816).
Curata da Antonella Piccardi e Italo Magnaguagno la mostra presenta quasi una quarantina di opere realizzate tra i primi anni Venti e la fine degli anni Sessanta. Suggestioni, umori, profumi.
De Bernardi, ricorda lo scultore Angelo Frattini, «passa le giornate in mezzo ai campi o in riva al lago, a tradurre sulla tela gli estatici incanti della terra varesina».
Le sue tavolette di legno, di compensato e masonite come pure le tele ritraggono paesaggi ora grigi e umidi di nebbia, ora profumati dell’erba nuova di primavera, sempre pervasi, come ha notato Silvano Colombo, da un filo segreto, un’intonazione di azzurro, un velo malinconico dipanato dall’inizio alla fine della sua ricerca.
Le tele di Salvini hanno i colori del fuoco, del cielo e della farina del mulino di Cocquio Trevisago, da cui non si è mai mosso, salvo i viaggi a Milano, con la scusa di acquistare colori e pennelli, in realtà per guardare e assorbire come una spugna le opere antiche come le novità delle Avanguardie.
Salvini non è un naif isolato, ma per scelta dipinge il suo mulino, le case di Gemonio o la sua chiesa, esprime «un mondo imperniato sull’attaccamento ai sentimenti famigliari e alla propria terra», come confessa in una lettera all’amico Piero Chiara.
«Così, per entrambi - scrive Mario Chiodetti nel saggio in catalogo - l’anima del paesaggio diventa l’esatto suo anagramma, mania».
«Innocente Salvini - Domenico De Bernardi. Frammenti di vita nella pittura di paesaggio» - Varese, Studio Arteidea, inaugurazione sabato 7 maggio alle ore 11, fino al 18 giugno, fino al 18 giugno mercoledì ore 15-19.30, da giovedì a sabato ore 10.30-13 e 15.30-19, info 0332.232224, 328. 8982043, info 0332.232224, 328. 8982043 e info@studioarteidea.it.
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