DATI CHOC
Frontalieri in calo. Dopo 20 anni
In parte è conseguenza delle misure protezionistiche applicate in Svizzera. Ma il traffico resta un incubo

Calano i frontalieri in Svizzera, un fenomeno che ha suscitato grande clamore perché non accadeva da ben vent’anni.
A riferire questi dati è direttamente l’Ufficio federale di statistica (USTAT) che, secondo le cifre pubblicate, attesta il merito di questa diminuzione di manodopera soprattutto al Ticino, quindi in relazione ai lavoratori che provengono da Varesotto e Comasco in maggiore misura.
I pendolari con impiego in Svizzera - non solo il Ticino ma in tutta la Confederazione - erano 312.000 a fine settembre, lo 0,8 in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, lo 0,9% facendo il confronto con fine giugno. In Ticino, invece, la flessione è stata rispettivamente del 4,1% (-2.705 persone) e dell’1,6% (-1.012).
Il dato ancora più interessante a livello ticinese, quindi locale per le valli al confine, è che questa diminuzione ha interessato tutti e tre i settori economici con un impatto maggiore sul terziario. Proprio quello che viene spesso additato come ambito dove gli italiani sottraggono posti ai lavoratori ticinesi e che riguarda banche, uffici, università, insomma, quei settori che dovrebbero essere di appannaggio dei lavoratori locali.
Ancora, la riduzione non riguarda una singola finestra temporale ma dal secondo trimestre del 2017, dopo che era stato toccato il picco di varesotti e comaschi come frontalieri oltre “ramina” con 66.046 lavoratori, il calo è stato continuo.
Il Ticino, come detto, ha fatto la parte del leone e sostanzialmente questi dati a livello nazionale svizzero sono da attribuire a quanto messo in campo dal Ticino come misure “protezionistiche” del proprio mercato del lavoro. Certo, ci può essere anche un fattore congiunturale ma non si può negare che le nuove regole per chi dall’Italia vuole andare in Ticino a lavorare, alcune criticate anche dai sindaci del Varesotto nei mesi scorsi, abbiano raggiunto l’obiettivo, come auspicato dai partiti che le hanno ideate e sostenute.
Se è vero che calano i lavoratori frontalieri, pesante rimane invece il problema del traffico, da Ponte Tresa al Gaggiolo, quindi dal Luganese al Mendrisiotto. Si cercano soluzioni perché la linea Arcisate-Stabio pare non produrre, almeno per ora, grandi risultati in termini di riduzione di traffico. Il Governo ticinese proprio nei giorni scorsi ha deciso di riattivare il dossier sulla viabilità per sgravare il tratto di strada che da Ponte Tresa porta ad Agno, un vero incubo in alcune ore del giorno. Vi è di nuovo l’ipotesi di costruire due gallerie anche se mancano ancora idee precise su dove ubicare le entrate e le uscite delle stesse. Nel contempo si cerca il modo per risolvere la situazione per i Comuni di collina intorno a Ponte Tresa che si trovano attraversati mattina e sera da migliaia di auto che desiderano evitare la coda dei normali percorsi.
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