IL CASO
Fuga dalla Procura
Sei i pubblici ministeri che hanno presentato richiesta di trasferimento dal tribunale di Busto Arsizio

Altro che dipartimenti e specializzazioni: in un colpo solo la procura di largo Giardino rischia di restare deserta, o quasi.
Sono ben sei i magistrati che alcune settimane fa hanno presentato richiesta di trasferimento e a quanto pare nei giorni scorsi le domande sono state tutte accolte. La certezza matematica dell’esodo di massa ancora non c’è, ma la si può dare al 90 per cento. Si incomincia da domani, quando il pubblico ministero Luca Pisciotta farà le valigie per Nola.
È stato il primo a inoltrare la domanda per motivi urgenti e infatti nell’arco di un paio di mesi ha ottenuto il posto. Comunque vada, per gli altri ci sarà ancora da attendere: i termini decorrono da novembre, ma alcuni dei pm pronti a lasciare Busto resteranno applicati ad alcuni fascicoli o prenderanno le funzioni con ritardato possesso della sede, proprio perché sono troppo delicate le indagini di cui si stanno occupando (per esempio Luigi Furno continuerà a seguire da vicino il caso del sindaco di Lonate Pozzolo e gli eventuali sviluppi, idem Maria Cristina Ria con lo scandalo dei morti in ospedale a Saronno). Si può quindi calcolare che il baratro s’aprirà a gennaio, quando tra il secondo e il terzo piano della procura resteranno i pm Nadia Calcaterra, Francesca Gentilini, Francesca Parola, Chiara Monzio Compagnoni, il procuratore aggiunto Giuseppe D’Amico e il procuratore capo Gian Luigi Fontana.
In forse la partenza della collega Rosaria Stagnaro, che solo a settembre avrà il responso. Per quanto riguarda il tribunale, la situazione è meno allarmante: si creeranno tre buchi, ma l’organico non vacilla. Per eventuali rimpiazzi se ne parlerà a maggio, sempre che indicano un bando per colmare le scoperture e che qualcuno voglia provare l’ebbrezza di una procura così tanto impegnativa.
Ovviamente nei corridoi personale amministrativo, polizia giudiziaria e superstiti togati hanno un cipiglio pensieroso. Il timore è che il sistema imploda, che le inchieste si affossino, che le indagini si incaglino e che, banalmente, i delinquenti potranno delinquere indisturbati e i reati rimarranno impuniti.
E pensare che per far fronte alla grave carenza di personale amministrativo i vertici di largo Giardino avevano intenzione di rivoluzionare il lavoro partendo da settembre: l’idea era di avviare il Dipartimento affari semplici e l’Ufficio 415bis, così che i reati minori non gravassero più sulle segreterie, ma venissero gestiti da un team apposito. Idem per la burocrazia che accompagna le notifiche di chiusura di indagine (che in procedura penale si chiama appunto 415bis). Sarebbero stati coinvolti anche i viceprocuratori onorari, utilizzati finora soltanto nelle udienze.
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