IL LUTTO
Addio a un uomo che amava la città
La scomparsa di Elio Bertozzi, storico e giornalista, direttore della collana Galerate

Elio Bertozzi non ce l’ha fatta. Lo storico, autore, scrittore e giornalista gallaratese, 77 anni, ha lottato come un leone ma è stato sopraffatto dalla malattia che l’ha colpito negli ultimi mesi della sua vita.
Lascia la moglie Giuliana, il figlio Emanuele e gli adorati nipotini Federico e Daniele. Abitava in via Torino. I funerali devono ancora essere fissati, probabilmente si terranno lunedì 8 febbraio in basilica.
Elio era molto più di un semplice collaboratore e collega. Lui era la storia di Gallarate.
Appassionato vero della sua città, conosceva ogni particolare, ogni vicenda, anche le più piccole.
Bastava una telefonata e lui apriva l’album dei ricordi.
La sua passione l’aveva portato a dirigere la collana Galerate Nuovi Studi Storici dove, dal 1987, ha raccolto documenti, testimonianze e qualsiasi altra cosa servisse per inquadrare meglio le gesta che avvenivano nel vecchio borgo, le curiosità, le particolarità e pure le stranezze.
Sconfinata la produzione editoriale della collana da lui guidata che si è arricchita di Cartoncini, Fogli, Quaderni, Segnalibri, Pergamene e, in collaborazione con la Pro Loco del presidente Vittorio Pizzolato, Medaglioni e Celebrazioni.
Fondamentale era il suo rapporto con l’ente di vicolo del Gambero. In sede passava quasi tutti i giorni prima del lockdown, approfondiva le tematiche che stava seguendo, studiava, si confrontava.
Elio era un uomo d’altri tempi: gentile e schivo, sempre disponibile e corretto, mai una parola fuori posto quando gli veniva chiesto un giudizio.
Era un amico della redazione, una persona che non ti diceva mai di no anche quando lo chiamavi alla sera perché magari c’era stato un lutto importante.
Lui ricostruiva il personaggio, animato da quell’amore per il mestiere di giornalista che viaggiava insieme alla sua passione per la città e a quella stima che nutriva per La Prealpina da quando aveva iniziato a frequentarla, mezzo secolo fa.
Vicino alla parrocchia di Santa Maria Assunta, Bertozzi ne ha descritto spesso la storia e pure gli avvenimenti più recenti. Uno su tutti: la festa della contrada del brodo.
Lascerà un vuoto enorme anche in questo ambito dove era molto stimato perché Elio sapeva essere attento a tutto, dalle piccole alle grandi cose. Serio e garbato, umile ma deciso, Gallarate perde un signore. Chissà cosa avrebbe scritto lui in questo momento. Forse una semplice frase che suona come una promessa: ora vi racconterò la storia dei cieli.
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Qui di seguito pubblichiamo l’ultimo contributo non legato alla cronaca, di Elio al suo giornale, La Prealpina. È una lettera al direttore di mercoledì 31 ottobre. Un testamento umano, l’ultimo guizzo d’un uomo e di una penna che a tutti noi della redazione della Prealpina manca già tantissimo.
Egregio direttore,
all'inizio è il Caos, una voragine, uno spazio immenso, cavo e buio. E correnti di freddo e vortici che trascinano via. Poi, da quel vuoto qualcosa che ha grandi ali nere si stacca e comincia un volo: è la Notte.
Anche la Notte è buia, un grande corpo serpentino e scuro, ha capelli neri fluttuanti e veli lunghissimi, neri. Ma si mette a volare, dentro quel buio più grande di lei, che è infinito. E vola per tanto tempo, su onde nere e violacee, che vanno veloci e la portano lontano. Finché la vede il vento del nord, Borea, e la insegue. E' un vento fortissimo che non ha mai sosta. La Notte gli piace, è il primo essere che trova.
Corre dietro i suoi veli, i suoi capelli; gioca a sferzare le sue grandi ali nere. La vuole prendere, danza con lei sulle onde del vuoto e la loro danza è il primo amore del mondo. Borea feconda la Notte, che dopo un po' depone un uovo gigantesco, argenteo, nell'oscurità. E da quell'uovo nasce l'Amore, figlio del Vento e della Notte. Non è maschile né femminile, è tutto. È un essere dotato di occhi e vuole vedere. Vuole che ci sia una luce e dalla Notte estrae il Giorno, che sia per sempre diviso.
Nel Giorno tutto si apre e si rivela. La luce si posa sulle cose, le fa apparire come dal nulla e le ordina. L'amore è Cosmo; ciò che è leggero va in alto e si fa Aria e quel che è pesante si raduna insieme in un tutt'uno solido e compatto, la Terra.
Ed ecco che pure la Terra si mette a danzare. Danza per un tempo infinito, felice di esistere e vuole essere amata. Ma, non essendoci alcuno accanto a lei, desidera se stessa e a forza di danzare fa nascere da sé il Mare che s'insinua in lei e, riempiendole ogni fessura, la completa. La Terra ama molto il Mare, desidera un abbraccio, allora da se stessa genera il Cielo stellato. E il Cielo si stacca da lei, ma non la lascia, non la lascerà mai; giace e la ama.
La ama di continuo perché non può più allontanarsi: è per sempre sulla Terra e la ama incessantemente in un amplesso ininterrotto. La avvolge nel suo abbraccio e quando il Cielo ama la Terra nascono tutte le cose del mondo. Sono loro che ci mandano le storie, che sono il nostro divenire, un soffio, un fiato che ci aiuta a superare il tempo.
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