LA CRISI DEI LOCALI
Bar Abba all’ultimo pasto
Chiude lo storico self service di piazza Buffoni da 256 clienti al giorno

Affitto insostenibile e un muro di fronte alla richiesta di diminuire il canone hanno dato il colpo di grazia al Bar Abba: locale storico e punto di riferimento per il pranzo dei colletti bianchi. Insomma, una vittima di un problema che da anni affligge il commercio gallaratese, soprattutto in centro: gli alti costi delle locazioni.
«Abbiamo tenuto botta con la pandemia, abbiamo cercato di reggere anche il peso dello smart working e degli uffici chiusi. Ma di fronte a un sordo rifiuto di voler gestire le difficoltà che tutto il mondo sta affrontando abbiamo dovuto arrenderci. A malincuore». Lo dice d’un fiato Stefano Fabris, general manager del gruppo National cleanness, cioè la proprietà del locale, che ieri, venerdì 26 marzo, ha dato l’ultimo grido di allarme spiegando la situazione del self service che dal 2012 sfamava gli impiegati in piazza Buffoni. Estrae un plico con tutti i dati di gestione. E aggiunge: «Siamo una società che lavora nel campo della ristorazione e nel settore aeroportuale, in particolare a Malpensa e a Linate, ma anche a Fiumicino e Verona. Abbiamo circa 500 dipendenti, di cui 300 in fondo integrativo salariale (è come la cassa integrazione, ndr). E ora i 5 che erano rimasti al Bar Abba sono senza occupazione. Fortunatamente per qualche mese ci saranno ancora gli ammortizzatori economici».
Per Fabris abbassare la saracinesca è un colpo al cuore. «Il locale è sempre andato bene: avevamo una media giornaliera di 256 coperti, su diversi turni», va al dettaglio. «Avevamo accordi per i pasti di Univa e dei principali uffici della zona. Eravamo un punto di riferimento. La chiusura è l’ultima ratio». Ed è qui che mostra le mail dello scambio epistolare intercorso con la società proprietaria dei muri. Aggiunge: «Abbiamo chiesto che gli affitti del primo lockdown ci fossero azzerati continuando però a pagare le spese condominiali. Più volte abbiamo chiesto una revisione del contratto per poter sostenere i costi, seppure il volume di affari fosse calato del 70 per cento. Abbiamo quindi proposto uno sconto del 30 per cento sul canone, sempre continuando comunque a pagare le spese condominiali».
I conti sono presto fatti. Ogni trimestre il Bar Abba pagava 20mila euro di affitto e 6mila di spese condominiali. La domanda di sconto prevedeva 14mila euro al semestre più le spese. Ma il locale non ha ricevuto risposta per diverso tempo. Fino a quando la proprietà non ha fatto la sua controproposta: «Non hanno accettato la nostra richiesta e ci hanno proposto di farci da banca. Ma noi non abbiamo necessità di una apertura di credito e di rinviare i debiti. Abbiamo bisogno di una ridefinizione».
Dunque, è stata comunicata la volontà di non andare avanti e la proprietà ha escusso la fideiussione dell’affitto da 65mila euro. «La beffa maggiore è stata sentirci dire che non siamo stati in grado di gestire il locale», conclude Fabris. «Ma in altri contesti, come a Ferno per Malpensa, abbiamo avuto una controparte ragionevole che ha compreso la nostra serietà».
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