IL LUTTO
Addio al secondo papà di Montalbano
Morto Alberto Sironi, il regista gallaratese dei film-tv tratti dai racconti di Andrea Camilleri. Fu lui a scegliere Zingaretti per il ruolo del commissario

A venti giorni dalla morte di Andrea Camilleri, un’altra perdita per la grande famiglia del commissario Montalbano. E’ morto Alberto Sironi, 79 anni, regista storico dei film tv basati sui romanzi del celebre scrittore siciliano.
Fu proprio lui a scegliere Luca Zingaretti come protagonista del commissario di Vigata. Gallaratese (anche se era nato a Busto), la vita professionale di Sironi era iniziata a Milano, dove si era formato alla scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro.
Il regista aveva scoperto di recente di stare male, tanto che era stato lo stesso Zingaretti a prendere la regia nell’ultimo periodo delle riprese dei nuovi episodi di Montalbano. L’ultimo ciak il 26 luglio scorso annunciato dall’attore con un post video molto commovente.
Sironi cominciò a collaborare con la Rai a partire dagli anni Settanta. Realizzò alcune inchieste e reportage in Italia e all’estero per poi approdare alla regia. L’esordio da regista e sceneggiatore risale al 1978 con due telefilm tratti dalla raccolta di racconti “I centodelitti”. Per Rai1 diresse nel 1995 Il grande Fausto, una fiction sulla vita del ciclista Fausto Coppi.
Nella città dei Due Galli, dove era cresciuto, tornava spesso: «Mi piace tornare a Gallarate, da questa città e da questa gente ho preso l’atteggiamento semplice, pragmatico. Noi non ce la meniamo troppo e andiamo al sodo» raccontava. Era così anche a vent’anni, quando con l’amico Andrea Buffoni (futuro sindaco e parlamentare) organizzò un ciclo di film di Ingmar Bergman. Qui nacque la sua passione per lo spettacolo, al Caffè Ranzoni fucina di teatro, di idee ma anche di partite a carte e a biliardo. Un eden, che abbandonò (ma non del tutto) per andare a Milano alla corte di Giorgio Strehler. «Al Piccolo ho imparato tutto». Ma non era ancora quello il suo approdo: «Volevo fare cinema. E il cinema era a Roma». Ma non abbandonò mai la sua Gallarate.
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