L’INTERROGATORIO
Bilardo, mille pagine di rivelazioni
L’ex segretario cittadino di Forza Italia sentito per dieci ore dal pm

Dieci ore di interrogatorio, ottocento pagine di dichiarazioni che si sommano alle circa duecento riempite con il primo giorno di ammissioni davanti al pubblico ministero Luigi Furno.
E poi la richiesta di scarcerazione, che quasi certamente verrà concessa, anche perché il parere della procura milanese è favorevole.
L’ex segretario cittadino di Forza Italia Alberto Bilardo con le sue rivelazioni ha aperto nuovi fronti di indagine, su questo non ci sono dubbi. Conferme sulle presunte condotte del leader forzista Nino Caianiello, precisazioni laddove non fosse chiaro qualcosa, coinvolgimenti che finora non erano ancora stati riscontrati con elementi forti, informazioni sugli enti pubblici in cui ha ricoperto ruoli.
Del resto aveva esordito riconoscendo che Cainiello lo utilizzasse come un bancomat, metafora che potrebbe intendersi come mezzo di prelievo delle presunte decime.
L’avvocato Roberto Aventi, a differenza del suo assistito, preferisce restare in silenzio. Da lui non arrivano né conferme né smentite. Idem l’avvocato Tiberio Massironi, difensore di Caianiello, scaricato a quanto pare da tutti. Qualcuno, sommessamente, eccepisce sull’approccio dei magistrati agli indagati, qualcun altro sulle verbalizzazioni delle dichiarazioni. «Io non ho detto questo, io non ho detto quello», si schermiscono in molti.
Ma alla fine, in calce al verbale c’è la firma di chi se l’è riletto e che ha la possibilità di farlo modificare.
Dunque l’avvocato Massironi si prepara all’interrogatorio di venerdì consapevole che la mole di contestazioni al suo assistito sia aumentata rispetto al 7 maggio. Ma tanto nessuno, neppure gli inquirenti, si aspetta colpi di scena o affermazioni shock.
Di certo c’è che domani verrà interrogato nuovamente il costruttore Pier Tonetti (al centro della vicenda con l’area di sua proprietà su cui avrebbe dovuto sorgere un Tigros), l’uomo che ha puntato il dito contro l’imprenditore Paolo Orrigoni, portandolo all’iscrizione nel registro degli indagati. È la procura che lo chiede, perché alcuni punti sono da approfondire e perché altri elementi emersi nel frattempo necessitano di conferme. Orrigoni, dal canto suo, è impaziente di parlare con il pm Furno, non per rivelare chissà quali verità ma solo per difendersi da quella chiamata in correità.
L’avvocato Federico Consulich ha già presentato due istanze ma a questo punto gli inquirenti attenderanno fino a quando sarà chiusa la faccenda Tonetti.
Ieri ha chiesto l’interrogatorio anche l’avvocato di Alessandro Petrone, Concetto Galati. La sua linea difensiva è comunque nota: «Non è mai stato fatto nulla di cui il sindaco Andrea Cassani non fosse a conoscenza, ho sempre agito per il bene della città, anche se dovessi stare qui sei mesi, un anno non sarei in grado di fornire elementi che possano o debbano accusare altre persone perché non li conosco, me li dovrei inventare». Al momento Petrone è ancora rinchiuso a San Vittore.
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