INTERROGATORIO
Caianiello: cambio vita
L’ex leader di FI spiega il sistema «delle retrocessioni»

«È mia ferma volontà quella di cambiare vita e tagliare i legami con le persone con le quali ho condiviso il mio excursus politico in questi ultimi trentasei anni, dal 1983»: è questo l’ovvio incipit della scelta di collaborare, che Nino Caianiello ha maturato sul finire di agosto. D’altro canto contro di lui c’erano fiumi di inchiostro sgorgato dalle propalazioni dei suoi ex compagni di merende, soprattutto da quelle di Alberto Bilardo.
Che tra l’altro ha riconosciuto di aver restituito al “capo” solo il quattro per cento dei 700mila euro presi in cinque anni di incarichi. Stare a Opera per quattro briciole non ne valeva più la pena. Le parti più importanti e significative dei suoi lunghi interrogatori con il pubblico ministero Luigi Furno sono chiaramente omissate, negli atti che circolano da quando è arrivata la chiusura delle indagini ci sono solo alcuni stralci privi di interesse investigativo. Caianiello, che è difeso dall’avvocato Tiberio Massironi, ha raccontato che «esiste un sistema sin dagli anni della cosiddetta Prima Repubblica che prevede forme di finanziamento alle strutture di partito».
Quando non esistevano «forme di rendicontazione» c'era la «retrocessione di somme di denaro in nero» al partito «da parte di chi aveva ottenuto incarichi nel pubblico». Negli ultimi anni, poi, riguardo alle retrocessioni sugli incarichi elargiti a professionisti da parte di amministratori delle società pubbliche, il «sistema consisteva nello scegliere» professionisti «di area e collaudati», ossia «disponibili a retrocedere una parte del corrispettivo ricevuto».
Negli ultimi anni, ha confermato Caianiello, «non si trattava di una percentuale del dieci per cento», ossia la decima di medievali reminescenze, «che invece era richiesta e stringente per quanto riguarda i finanziamenti da parte di soggetti che assumevano incarichi elettivi». Per i professionisti la percentuale, invece, «oscillava tra il quattro e il sei-sette per cento», anche perché era diventato sempre «più complicato retrocedere percentuali maggiori», anche per motivi fiscali.
Sugli incarichi che otteneva la Green Line - studio tecnico del deputato forzista Diego Sozzani - da una società partecipata di Varese Caianiello ha ammesso che «c’era un accordo direttamente col parlamentare per il riconoscimento nei miei confronti di una quota del corrispettivo», una «retrocessione». Per Sozzani, indagato per corruzione, la Camera si è opposta all’arresto per finanziamento illecito.
Caianiello ha rivelato dettagli anche sull’ex vicecoordinatore lombardo di Forza Italia Pietro Tatarella, quello che a parere degli inquirenti si sarebbe fatto corrompere da Daniele D’Alfonso con tre biglietti per il concerto dei Coldplay del 2017 a San Siro (valore 902 euro) e ticket per oltre 2800 euro per la finale di Champions League Juve-Real Madrid a Cardiff.
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