LA STORIA
«Fatemi rivedere mia figlia»
Un padre disperato: sua moglie si è volatilizzata con la bimba di otto mesi
Un padre che non cerca di dipingere se stesso come un santo, ma comunque un padre. Trentacinque anni, di cui la metà passati in Italia dopo l’infanzia trascorsa in un Paese straniero, a Gallarate c’è un papà che non ha notizie della figlia di 8 mesi da quando circa trenta giorni fa la moglie ha lasciato casa insieme alla piccina.
«Mi sento come se me l’avessero rapita - dice l’uomo - voglio solo sapere se la bimba sta bene e vedere una sua foto: a quest’età i bambini cambiano tanto in fretta». E del caso potrebbe essere informato a breve anche il Consolato del Paese d’origine dell’uomo.
La storia di questo papà originario della penisola balcanica è complicata e lui non lo nasconde. «Potrei dire che mia moglie è andata via e basta ma non è così», racconta. Prima ci sarebbero stati episodi di gelosia, litigi, la richiesta di lui di cercare aiuto all’esterno della famiglia e persino due tentativi di suicidio da parte della donna che il 17 maggio è uscita dalla vita del gallaratese portandosi dietro la piccola che era nata meno di un anno prima dall’unione dei due connazionali.
Il mese scorso, dopo un battibecco, la moglie si sarebbe trasferita da alcuni parenti. «Quando ho chiamato per avvisare che intendevo portare la carrozzina e quello che poteva servire alla bambina, mi è stato detto che non erano più lì», va avanti l’uomo che da allora sta bussando a tutte le porte possibili. «Mi è stato detto che non devo sapere dove si trovano - dice - mi basterebbe sapere che mia figlia sta bene, che sta prendendo il cibo giusto per le sue allergie, che cresce bene».
In una storia delicata come lo sono tutte quelle di separazione di fatto o di diritto, stabilire paletti e definire confini di responsabilità è sempre difficile. Nel caso del gallaratese c’è almeno una denuncia presentata dal marito nei confronti della moglie e probabilmente anche una nel verso opposto. Dunque la situazione ha dei profili che vanno oltre le sensibilità personali e diventano materia di competenza delle forze dell’ordine.
Ma, almeno fino a ieri, all’avvocato Licia Colombo che sta seguendo il caso dell’uomo non risultavano provvedimenti a carico del papà, mirati a tenerlo lontano dalla sua bimba. Per questo la legale e l’interessato stanno cercando di battere ogni pista che possa portarlo ad avere qualche informazione a proposito della piccina, seppure con la mediazione di soggetti terzi e in condizioni di particolare cautela se questo fosse quello che occorre per tutelare tutti i protagonisti della storia. A cominciare dalla bambina.
«Non voglio sapere dove sta, ma soltanto se sta bene e perché non posso vederla - si sfoga il papà - la legge dovrebbe essere giusta per tutti».
Su consiglio della sua legale, se non dovessero esserci sviluppi nelle prossime settimane, la vicenda potrebbe essere portata a conoscenza del Consolato del Paese d’origine del genitore con la speranza che qualcosa si sblocchi.
Una vicenda simile è accaduta qualche anno fa a Varese, dove una madre fu condannata a un anno di reclusione per sottrazione di minore.
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