LA MOBILITAZIONE
Firme contro l’ospedale unico
Già raccolte 2.500 sottoscrizioni da inviare alla Regione

«Facciamo un po’ di battaglia, altrimenti siamo a terra». «Sì, sì, veramente».
Lo scambio di battute - uno dei tantissimi - è tra una signora di mezz’età e i promotori del gazebo davanti all’ingresso del mercato in via Torino contro l’ospedale unico che dovrà sorgere nel quartiere di Beata Giuliana a Busto Arsizio.
Proprio in questi giorni è tornato d’attualità l’argomento dopo che la Regione ha rilanciato la volontà di realizzarlo e il sindaco Andrea Cassani ha posto una serie di condizioni (per ora viabilistiche) a difesa di Gallarate. Ecco un buon motivo, secondo il comitato, per tornare in piazza. A cominciare dal mercato gallaratese.
Non lasciatelo marcire
«Ma cosa fanno, lo lasciano marcire il Sant’Antonio Abate?». A chiederselo è un altro dei passanti che si ferma ad ascoltare le ragioni del Comitato per il diritto alla Salute del Varesotto (così si chiama). E poi firma la petizione in cui «i cittadini chiedono il mantenimento e il miglioramento dei servizi degli ospedale di Busto e di Gallarate e sono contrari alla costruzione di un ospedale unico».
Raccolta firme indirizzata alla presidenza della Regione e, per conoscenza, ai Comuni interessati.
Al termine della mattinata sono 124 le sottoscrizioni raccolte, certificate dal numero di carta d’identità. Vanno ad aggiungersi a quelle dei mesi scorsi, per un totale di 2.500.
Meno posti letto
Il nodo gallaratese è la preoccupazione per il piano di dismissione del Sant’Antonio Abate. Un manifesto, redatto da alcuni esperti che hanno lavorato a fianco del comitato, mostra che la maggior parte dei padiglioni verrebbe abbattuta.
Resterebbe in piedi l’area storica, quella che s’affaccia su largo Boito, probabilmente vincolata dalla Soprintendenza.
E il Trotti Maino, di moderna realizzazione. Da valutare la destinazione di questi edifici. Nel contempo sorgerà la nuova struttura al confine con Busto.
Ne vale la pena? Per il gallaratese medio la risposta è no. Ieri mattina, sabato 16 marzo, erano davvero in tanti quelli che mostravano chiara contrarietà verso un progetto sanitario – a detta dei promotori del comitato – nemmeno in grado di garantire più posti letto.
Unico pronto soccorso
Il tutto per una spesa che dovrebbe superare i 350 milioni di euro (queste le stime che circolano) per realizzare quello che il comitato definisce «un ospedale senza sanità».
Cinzia Colombo, Walter Marson, Luisa Colombo, Gaetano Pitoia e Mirko Bertagnolo (sono i nomi degli attivisti al presidio di ieri mattina) ribadiscono la netta contrarietà nei confronti dell’opera ponendo una domanda pesante come un macigno: «Un unico pronto soccorso per 200mila abitanti, il conseguente smantellamento degli ospedali minori, la mancata realizzazione di una rete diffusa di presidi ospedalieri e socio-sanitari pubblici sarà davvero la migliore soluzione per la sanità del nostro territorio?».
In attesa di una risposta certa, proseguono a distribuire volantini e a condurre una battaglia sulla quale il territorio sembra essere in forte sintonia con loro.
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