ORRORI DOMESTICI
L’orco al gip: «Sono confuso»
Ieri l’interrogatorio dell’82enne che abusava della figlia. Prima pronto a confessare, ha negato ogni accusa all’improvviso
«Sono confuso, nego tutto, non so niente»: ha fatto perdere la pazienza a tutti, compreso al suo avvocato Alberto Talamone, arrestato l’altro giorno per molestie sessuali sulla figlia disabile.
Ieri mattina l’anziano di origini siciliane è stato interrogato dal gip Giuseppe Limongelli, mutando all’ultimo momento la confessione che aveva garantito al difensore in negazione di ogni addebito.
Il legale ha comunque presentato l’istanza di arresti domiciliari, motivandola con le critiche condizioni familiari del pensionato. La moglie è affetta da demenza senile e da diabete, lui a quanto pare ha annunciato il proposito di impiccarsi. «È una situazione molto seria, grave e disperata», sottolinea il penalista Talamone.
E nel frattempo la figlia dell’uomo, ricoverata in una struttura protetta, cerca continui contatti con il genitore, manifestando quindi un’insana dipendenza affettiva dal suo aguzzino che da sempre si approfitta della sua fragilità psichica (la diagnosi è di sindrome affettiva bipolare, ritardo mentale e lieve disturbo di personalità dipendente).
Gli abusi commessi dall’ottantaduenne vennero a galla la scorsa estate grazie alla segnalazione del personale sanitario della struttura in cui era ricoverata la quarantaquattrenne. Le attenzioni dell’anziano padre erano troppo morbose, il suo atteggiamento nei confronti della donna al limite della lascivia. Baci, carezze, palpeggiamenti.
Il pubblico ministero Rossella Incardona, che ha coordinato il lavoro della squadra mobile, fece subito partire le intercettazioni ambientali e le videoriprese ed emerse uno squallore senza limiti.
Per piegarla alle sue perversioni sessuali usava una sorta di ricatto: sigarette, fichi e brioche in cambio della sua disponibilità. «Allora, se vuoi le sigarette devi mollare la... (...) pensaci sopra, che hai bisogno di me».
Risposta della donna: «Ma io voglio le sigarette» e di rimando «e io voglio quella cosa lì». E ancora: «Falle con la mamma queste cose», «ma io sono innamorato di te». L’ottantaduenne faceva ricorso anche ai sensi di colpa: «Allora non mi vuoi bene?», le chiedeva. «Sì, ti voglio bene, ma in un altro senso».
Il pm chiese al gip Patrizia Nobile la misura del carcere, ma a parere del giudice senza la querela della parte offese non si sarebbe potuto procedere. Il procuratore capo Gianluigi Fontana presentò ricorso in appello e i giudici di secondo grado dettero ragione alla procura. L’avvocato Talamone si rivolse quindi alla Cassazione, che l’altro giorno si è espressa disponendo quindi l’arresto, a dispetto della vetustà dell’indagato.
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