L’INCHIESTA
«Scarcerate Petrone»
Il legale dell’ex assessore: «Bisogna riportare umanità in questa vicenda»

Ha chiesto che esca di cella e che vada agli arresti domiciliari perché «bisogna riportare umanità in questa vicenda» il difensore di Alessandro Petrone, l’ex assessore all’Urbanistica di Gallarate, tra gli arrestati lo scorso 7 maggio nell’inchiesta della Dda milanese su un presunto sistema di corruzioni e appalti pilotati in Lombardia.
La richiesta di scarcerazione per Petrone è stata discussa stamane davanti al tribunale del Riesame di Milano dall’avvocato Concetto Daniele Galati, il quale al termine dell’udienza ha spiegato che «non si capisce perché una persona incensurata, che non ha precedenti specifici, debba stare in carcere quando anche agli arresti domiciliari, che prevedono una sorta di isolamento e l’impossibilità di avere contatti con l’esterno, è impossibile che possa inquinare le prove».
Il legale ha aggiunto di aver sollevato nel corso dell’udienza la nullità dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Raffaella Mascarino e l’eccezione di competenza territoriale, ritenendo che le indagini per il filone che riguarda il suo assistito debbano essere spostate da Milano a Gallarate, e quindi alla magistratura di Varese.
Stamane, venerdì 24 maggio, si è tenuta anche l’udienza sulla richiesta di revoca dell’obbligo di firma del dirigente di Afol metropolitana Giuseppe Zingale. I giudici si sono riservati e probabilmente la loro decisione arriverà lunedì 27 maggio.
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