IL PROCESSO
Gallarate, Mensa dei poveri: l’ora della verità
Oggi in aula a Milano le richieste dell’accusa

Cambio d’aula (da quella della Corte d’Assise d’Appello a Palazzo di Giustizia all’aula bunker di piazza Filangieri, davanti a San Vittore) e di magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano (Silvia Bonardi passa il testimone al collega Stefano Civardi) per il secondo tempo della requisitoria-fiume nel processo ordinario legato all’inchiesta Mensa dei Poveri in programma nell’udienza di oggi davanti alla sesta sezione del Tribunale penale di Milano.
Una giornata importante perché proprio oggi, lunedì 15 maggio, la Procura, al termine della requisitoria, renderà note le proprie conclusioni. In estrema sintesi: formulerà le proprie richieste - di condanna o di assoluzione – a carico della sessantina di imputati di un’inchiesta che ha avuto il suo punto di snodo con gli arresti del maggio di quattro anni. Proprio quegli arresti hanno portato alla luce un presunto sistema di corruzione e di appalti pubblici pilotati sull’asse Milano-Gallarate, una vera e propria associazione a delinquere, per dirla con la Procura, al cui vertice sono stati identificati l’imprenditore milanese nel settore dei servizi ambientali Daniele D’Alfonso e due politici all’epoca di spicco nelle fila di Forza Italia come l’allora vicecoordinatore regionale Pietro Tatarella e l’esponente gallaratese di FI Nino Caianiello, indiscusso punto di riferimento del centrodestra della provincia di Varese pur non ricoprendo alcuna carica né istituzionale né partitica (Caianiello ha già definito la propria vicenda processuale patteggiando quattro anni e 10 mesi nell’ottobre del 2021).
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