MORIGGIA
A rischio pure il pavimento: piscina “a fondo”
Nella lista delle spese la manutenzione del tunnel tra le vasche

Piscina Moriggia, nuovi problemi e la riapertura si allontana sempre più. Il dilemma è lo stesso da tre settimane: procedere con l’intervento tampone e riaprire le vasche coperte della piscina di Moriggia per concludere la stagione oppure lasciare perdere e pubblicare il benedetto bando del project financing che coinvolgendo un privato porterà alla ristrutturazione completa del centro natatorio in cambio della cessione della sua gestione? Ieri, secondo annunci, ad Amsc sarebbe dovuto arrivare il risultato della perizia svolta da un’impresa specializzata per capire lo stato dell’arte dopo l’allarme suonato il 20 febbraio scorso con il cedimento di un pannello del controsoffitto che ha causato la chiusura sine die. È sulla base di tale rapporto che, d’intesa con il Comune (azionista unico), l’azienda di via Aleardi risponderà al quesito di partenza. Sebbene il piano spese delle varie opzioni, oltre ad aver innescato nella maggioranza di centrodestra la consueta caccia al colpevole per il fatto che sia finito in mano alla Prealpina, sveli un dato abbastanza preoccupante.
Sotto l’acqua
Partiamo proprio da questo per cercare di tracciare un quadro sul declino della piscina. Ebbene, nella valutazione dei costi legati alla riapertura totale nel bimestre aprile-maggio, c’è una voce che per genericità e cifra passa quasi inosservata: 5mila euro di messa in sicurezza del tunnel tra le due vasche. Ciò significa che un tratto dell’esteso reticolo sotterraneo di cunicoli che permette di accedere a zone di servizio e tubazioni, nella fattispecie quello dalla semi-olimpionica da 25 metri alla piscina dei bambini, ha bisogno di sistemazione. I soliti beninformati fanno sapere che si tratterebbe di consolidamento. C’è chi paventa addirittura il pericolo di cedimento del pavimento tra i due bacini. Dunque, se l’emergenza è scaturita dal soffitto con un pannello che si è aperto rimanendo a penzoloni, il rischio ora è pure sotto l’acqua. Senza dimenticare che il problema sopra l’acqua deve essere risolto: al fine di evitare caduta di detriti sulle teste dei nuotatori si preventiva l’installazione di un’apposita rete al costo di 20mila euro.
Il gioco e la candela
Insomma, due lavoretti - minimo indispensabile - che da soli segnalano precarietà strutturale. Fanno parte del listone delle spese per la riapertura prima che la stagione si concluda. L’elenco sul quale da giorni si scervella la task force permanente sull’emergenza: il sindaco Andrea Cassani con il vice Moreno Carù (delegato alle Partecipate) per l’azionista; il presidente Roberto Campari e i consiglieri di amministrazione Micaela Mora e Matteo Tansi per Amsc. E nei quattro conti stilati nell’attesa della perizia, che a tal punto potrebbe rincararli, messi rete e puntelli, aprile e maggio a regime costano 58mila euro in personale, 95.850 in prodotti e servizi e 70mila in rimborsi (si ipotizza che il 30 per cento dei corsisti accetti il recupero). A fronte dei 20.850 euro di incassi ipotizzati. Totale: un’uscita di 228mila 50 euro. Così il gioco non vale la candela.
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