CAJELLO
Poste chiuse, rione in rivolta
Tutti in piazza Diaz per farsi sentire. Arriva anche il sindaco: «Sono con voi»
Mai vista la piazza di Cajello così piena. Per qualche funerale, forse, ma non certo di recente. Ieri mattina, in piazza Diaz, è esplosa la protesta degli abitanti del quartiere contro la chiusura dell’ufficio postale che ancora non ha riaperto la porta dopo lo stop imposto dalla pandemia a inizio marzo.
Il tam tam
«Non ci sono risposte certe sulla riapertura, non è possibile», ripeteva ieri Pasquale Renzi. Attorno a lui oltre cinquanta persone più agguerrite che mai dopo la petizione che prima delle ferie ha raggiunto 330 sottoscrizioni tra gli abitanti del rione, ma non è bastata a far riaprire lo sportello a inizio settembre. Il tam tam per darsi appuntamento ai piedi del campanile era partito lunedì mattina, a sei mesi dalla chiusura dell’ufficio accanto alla chiesa di Sant’Eusebio. E in piazza si è presentato anche il sindaco, Andrea Cassani. «Io sto dalla vostra parte», ha detto ai gallaratesi che gli riversavano addosso il malcontento.
Bicicletta
Tra i presenti tanti anziani e la signora Susanna, che si muove con una carrozzina. «Ho due figli, che però lavorano», spiegava. Come lei tanti non vogliono o non possono rivolgersi ai familiari per accedere a un servizio che per loro è prezioso. «Il tabaccaio certe cose non le fa», ricordavano ieri. E manca anche la banca. «Io non vado in bicicletta e non ho la macchina da anni: cosa devo fare?», chiedeva Rosa Massaro. Chi mostrava un ginocchio dolente, chi raccontava il proprio lutto. «Con l’età tutti abbiamo difetti», spiegava la signora Pasqualina.
Il quartiere muore
Ma non erano solo gli anziani ieri, a chiedere la riapertura del presidio di piazza Diaz. Nel gruppo anche Antonio e Angelica, 36 e 29 anni. «Ci siamo trasferiti qui lo scorso novembre ed era comodissimo - dicono - quando abbiamo comprato ci siamo detti: c’è tutto». Poi è arrivato il covid. E la paura a Cajello è che insieme alle poste e ai negozi (da poco è stata messa in affitto l’ennesima attività) se ne vadano i giovani. «Se va avanti così, non rimane niente», si sfogava ieri Fernando. «Il quartiere sta invecchiando», aggiungeva Vito Fortunato.
Auser
Ieri, ha spiegato il sindaco, era in programma una riunione a Roma dalla quale il primo cittadino sperava uscisse una soluzione alla situazione locale. Intanto Cassani prova a mettere una pezza. «Da quando è chiuso lo sportello del Comune, l’Auser è disponibile su appuntamento per accompagnare in municipio le persone che hanno bisogno dell’anagrafe», ha ricordato. Forse qualcosa del genere potrebbe essere esteso a chi ha bisogno della posta ma non può farsela a piedi o in pullman fino in centro o fino a Crenna. Nessuna promessa, per ora, ma uno spiraglio: «Spero che questa protesta funzioni, sono venuto apposta anch’io - ha detto il primo cittadino - quello di Auser non è un servizio taxi e per la poste in teoria non saremmo noi a doverci muovere. Io mi auguro che lo sportello riapra il più presto possibile».
© Riproduzione Riservata