MENSA DEI POVERI
Rinviato il processo
Il virus fa slittare di nuovo l’inizio del dibattito in aula

Il virus che attanaglia il globo ha raggiunto anche la Mensa dei poveri: il gup di Milano Natalia Imarisio, alla scorsa udienza, aveva deciso di rinviare i primi sessantanove imputati alla data del 25 maggio così che al gruppo (in cui rientrano l’ex commissario provinciale di Forza Italia Carmine Gorrasi, la dipendente comunale Marta Cundari, Giuseppe Filoni, Angelo Palumbo - tutt’ora consigliere regionale - il deputato novarese Diego Sozzani) potessero eventualmente accorparsi gli undici che avevano provato a patteggiare e soprattutto Nino Caianiello che, settimana scorsa, ha concluso l’interrogatorio con il pm Luigi Furno.
Ma il 25 maggio, con elevatissima probabilità, il processo verrà ulteriormente differito. Perché la moltitudine di avvocati e assistiti violerebbe qualsiasi norma istituita per arginare la diffusione del microorganismo a forma di corona.
Il ministro Alfonso Bonafede ha decretato la sospensione feriale dei procedimenti fino al 23 marzo ma fino al 31 maggio saranno i vertici degli uffici giudiziari a decidere se e come celebrare i processi, se farlo a porte chiuse oppure in videoconferenza.
E stando a indiscrezioni i corposi fascicoli dell’inchiesta che lo scorso maggio azzerò Forza Italia, portando in carcere i suoi maggiori esponenti, saranno appunto tra quelli che dovranno attendere l’attenuazione dell’emergenza sanitaria. I pubblici ministeri Furno, Silvia Bonardi e Adriano Scuderi hanno dunque più tempo a disposizione per firmare la richiesta di rinvio a giudizio per Caianiello, idem gli avvocati dei “patteggiandi” che dovranno accordarsi con la procura per rideterminare le pene respinte dal gup Maria Vicidomini.
Tra loro - che furono i primi a collaborare con la giustizia per ottenere uno sconto e riconquistare la libertà - ci sono l’ex coordinatore gallaratese di Forza Italia Alberto Bilardo, l’allora assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone, l’ex consigliere di Prealpi Servizi Marcello Pedroni, l’immobiliarista Piero Enrico Tonetti, l’architetto Pier Michele Miano.
Restano nel frattempo da definire le posizioni aperte a carico del presidente della Regione Attilio Fontana, dell’imprenditore della catena Tigros Paolo Orrigoni, e dell’ex europarlamentare Lara Comi.
Come è ormai noto, ma un memorandum non guasta mai, l’accusa rivolta a tutti è quella di aver partecipato a un sistema corruttivo attraverso cui Caianiello, che era il leader di Forza Italia, dispensava incarichi nelle società pubbliche ai suoi uomini (e pure a qualche donna) in cambio del 10 per cento del compenso.
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