SANITÀ
«Siamo a tremila firme»
Ospedale da salvare, il gioco dell’oca in centro rilancia la petizione lanciata dal Comitato per il diritto alla salute

«Il conto preciso non l’abbiamo ancora fatto ma ormai siamo intorno a tremila firme». A parlare è Cinzia Colombo, una delle promotrici del Comitato per il diritto alla salute del Varesotto. Nei giorni scorsi la petizione contro l’ospedale unico è andata avanti con successo.
Lo dimostrano le cifre (almeno un centinaio le sottoscrizioni raccolte solo sabato) e soprattutto l’attenzione della gente che l’altro pomeriggio è stata attirata in piazza Libertà da un gioco dell’oca speciale, quello sulla sanità pubblica. Un modo divertente per discutere di un tema molto serio, messo nero su bianco dal comitato in una frase: «Chiudono gli ospedali di Gallarate e Busto Arsizio per fare un ospedale unico: spesa di centinaia di milioni di euro e 150 posti letto in meno».
VISIONE PROSPETTICA
La manifestazione del comitato arriva all’indomani delle parole del direttore generale dell’Asst Valle Olona Eugenio Porfido che ha ribadito - nell’intervista a La Prealpina del 18 giugno - che non si torna indietro. Lo aveva detto sin dal suo insediamento e lo ha ripetuto, aggiungendo che la nuova opera potrà dare benefici a tutto il territorio se ci sarà la volontà di «cambiare mentalità» e di avere una «visione prospettica».
Se ognuno vorrà difendere il proprio orticello, invece, non si potranno fare quei passi avanti che la sanità moderna impone. Un discorso che Gallarate fatica a recepire. Il Sant’Antonio Abate continua a sentirsi bersagliato e - nonostante le rassicurazioni del dg sull’apertura (a settembre) delle nuove sale operatorie, del riavvio dei lavori al terzo piano per la Chirurgia e della proroga di apertura di Pediatria fino alla fine di luglio - teme di finire stritolato nella riorganizzazione dei reparti e dei servizi del futuro ospedale unico.
INFORMATI-DEMORALIZZATI
«La gente ormai è informata - sottolinea Colombo - e, proprio per questo, molto demoralizzata. Teme di perdere un ospedale che è ritenuto da tutti un punto di riferimento. Ci sono problemi strutturali, questo è evidente, ma il personale è valido. Su tale concetto tutti concordano. Per questo sono disposti a firmare per salvarlo». Manca, insomma, quel cambio di visione che invece auspica il direttore generale quando dice: «Non c’è un ospedale da salvare ma un nuovo ospedale da costruire». Il gioco dell’oca è diventato, allora, un modo ironico per mettere il dito nella piaga di una progettualità molto discussa, finita persino nel mirino degli inquirenti dopo alcune rivelazioni che gettavano oscure ombre sul piano d’intervento che comporta un investimento stimato dalla Regione in 350 milioni di euro.
CONTRADDIZIONE DEI SOLDI
Di fronte a queste cifre il comitato insiste con il solito refrain. Lo farà fino alla noia perché, afferma Colombo, «è questo che ci dicono i cittadini». Il ragionamento è questo: «Se ci sono così tanti soldi perché non vengono usati per migliorare le strutture esistenti?». Alla domanda hanno già risposto in più occasioni i vertici ospedalieri facendo notare che un conto è investire in nuovi ambienti, un altro è cercare di rimettere in sesto ciò che già esiste. Nonostante questo, sono previsti fondi anche per le strutture attuali proprio perché devono passare ancora alcuni anni prima di vedere realizzato l’ospedale unico. «Anche questa è una contraddizione - conclude Colombo - perché mettere soldi se tra qualche anno quegli ospedali saranno abbandonati?». Dell’argomento - c’è da immaginarlo - si continuerà a discutere. Ancora per molto.
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