«Salviamo via San Giovanni Bosco»
Ragazzi ubriachi e degrado. L’appello: formiamo comitato di residenti e commercianti

Gli adesivi appiccicati da alcuni commercianti in via San Giovanni Bosco piacciono poco ai residenti. «Per carità, possono essere una buona operazione di marketing per i negozi che li hanno promossi, ma i veri problemi della nostra strada chi li risolve?».
A porsi la domanda è Francesco Comegna. Abita al civico 5 dal 2007 ed esprime la delusione e la preoccupazione di numerosi gallaratesi che vivono in quella che dovrebbe essere «la porta d’ingresso alla città» ma si è trasformata «nel luogo ideale dove i ragazzini bivaccano e schiamazzano».
Vomito e Croce Rossa
Ribadisce il residente: «Riqualificare la via non significa mettere quattro adesivi sui pali o riverniciare le saracinesche. Qui la gente scappa e noi non ce la facciamo più». La sua opinione è condivisa anche da alcuni commercianti. Da quelli che sono rimasti perché molti se ne sono già andati e altri sono ormai sul piede di partenza. Racconta l’orafo Stefano Pirovano: «Alcuni clienti non vengono più qua perché non si sentono sicuri. Una ragazza mi ha detto che è rimasta venti minuti in auto prima di scendere e di entrare da me perché in via San Giovanni Bosco c’erano dei tipi che si spintonavano». Non è raro vedere la Croce Rossa che si ferma da queste parti. «Una volta c’era un’adolescente sdraiata per terra ubriaca».
Per non parlare di quelli che vomitano o si nascondono dietro l’angolo per fare sesso. «Anche loro ci sono», ammette Comegna. Tutto ciò accade in pieno pomeriggio. E quando scende il buio è ancora peggio.
Due kebabbari vicini
«Fanno andare la musica fino alle 3 di notte con gli amplificatori che sono proprio sotto le nostre finestre - annota il residente - io devo svegliarmi per andare a lavoro al mattino presto, ma come faccio a dormire?». Pietra dello scandalo, secondo il residente, sono i due kebabbari che si trovano a distanza di pochi metri uno dall’altro. «Non ne bastava uno. Qualche tempo fa ne è stato aperto un altro». Attorno a questi punti di ristorazione si creano gli assembramenti con i ragazzi seduti per terra o sul gradino dei negozi. «Guardate qui come è conciato», tra strisciate di unto e altro ancora.
Girone dantesco
Tutto intorno il contesto non è dei più invitanti. Basta girare in vicolo Volpe o in vicolo dei Fiori per scoprire due delle strade dove i muri sono più pasticciati di tutta la città. Ormai le scritte non vengono neanche più cancellate perché c’è chi è sempre pronto a rifarle. La passeggiata pedonale, dal parcheggio di via Rusnati a via San Giovanni Bosco, potrebbe essere un gioiellino, invece sembra un girone dantesco tra insulti e disegni scurrili sulle pareti delle case. Spingendosi in vicolo dei Lavandai il quadro si complica. C’è un’area interna, dietro il palazzo che, nonostante la presenza di una telecamera e i cancelli, appare come una specie di refugium peccatorum dove i ragazzi danno libero sfogo alla loro creatività.
Prevenzione e pace
La difficile convivenza con le bande di ragazzini in via San Giovanni Bosco non è tema all’ordine del giorno di questi ultimi tempi. Ma si protrae da mesi, anzi da anni. Proprio per questo Comegna si permette di lanciare un appello propositivo per trovare finalmente una soluzione: «Costituiamo un comitato di residenti e commercianti che elabori delle risposte e coinvolga il Comune». Affrontare l’emergenza solo come un problema di ordine pubblico non basta più, anche perché gli agenti di polizia locale - il cui impegno è lodevole - non possono trascorrere 24 ore su 24 in via San Giovanni Bosco. Serve prevenzione.
© Riproduzione Riservata