VIOLENZA AL NIDO
«Così abbiamo scoperto l’orrore»
Bimbi maltrattati, i racconti dei genitori dopo l’arresto della maestra: mio figlio aveva paura del buio e non voleva più tornare all’asilo

«Anche se non parla, ha visto quello che non doveva vedere!». Sta in questa frase, di una mamma dei piccoli che frequentava l’asilo nido “Imparare è un gioco”, la pena e la rabbia dei genitori, alcuni dei quali si sono ritrovati venerdì pomeriggio fuori dalla struttura, dove sono arrivate anche le telecamere di Mediaset per un servizio sull’arresto di una maestra, titolare dell’attività, e la denuncia di una sua collaboratrice per maltrattamenti. Quando due delle mamme che hanno fatto partire la segnalazione hanno cominciato a raccontare dei primi sospetti, in base a gesti che i piccoli ripetevano a casa, si è aperto un quaderno di violenze che genera orrore. «Tutto è partito -spiega una delle due- da un gesto di mio figlio quando, a fine novembre dell’anno scorso, ho cercato di mettergli in bocca un biscotto. Non lo voleva e mi ha stretto con forza il naso. Al momento non ho capito dove avesse imparato quel gesto, poi mi sono insospettita e ne ho parlato con la responsabile, la quale ha trovato subito una giustificazione. Ho parlato subito chiaro con lei, dicendo che non doveva ripetersi più. Ma nel frattempo in casa il bimbo ripeteva gesti come picchiare in testa e sui glutei. E aveva paura del buio: No, nanna buio, ripeteva».
I sospetti si sono allargati quando un’altra mamma ha raccontato di un segno di violenza evidente sul viso della sua bambina, a gennaio di quest’anno: «Ero fuori dalla struttura e sentivo gridare. Ho riconosciuto il pianto di mia figlia. Quando sono entrata ho visto un segno rosso sulla sua guancia e ho chiesto ragione alle due ragazze presenti. Loro mi hanno detto che erano appena arrivate e non ne sapevano nulla. La responsabile ha avuto momenti di incertezza e si è rivolta alla cuoca. E da lì è partita quella che per me è stata una certezza. E ho fatto la segnalazione ai carabinieri di Besozzo, di concerto con altre due mamme. Solo segnalazione, non denuncia: quella l’abbiamo firmata l’altro ieri. I bambini nel frattempo li abbiamo ritirati e portati in altri asili nido. Quando ho detto a una delle due ragazze che collaboravano, dolcissima e amata dai piccoli, che avrei sporto denuncia, ho visto dal suo sguardo quanto si è sentita sollevata. Assisteva a gesti che non condivideva per niente».
«La responsabile non si è evidentemente preoccupata del fatto che i bambini lasciavano l’asilo -interviene un’altra mamma- tanto ne sarebbero arrivati di nuovi e più piccoli. Quindi più indifesi e più facilmente colpibili. Le videocamere sono state installate una quindicina di giorni fa. Se in due settimane sono stati rilevati 46 episodi di violenza, si può immaginare a quanti hanno dovuto assistere i nostri piccoli!».
Continua un’altra mamma: «È stato impossibile riportare la mia piccola al nido dopo un periodo di assenza. Non sono riuscita a farla entrare. Tutti i bambini piangono, mi diceva. Ripeteva le parole botte, testa, cattivi. Ripeteva il gesto di stringere forte le guance, costretta a deglutire. Si metteva in castigo da sola. Avevamo capito che erano costretti a mangiare, pena le percosse».
«Sono stato chiamato improvvisamente sul lavoro l’altro giorno dai carabinieri -dice un padre che ancora non ci crede, mentre il figlioletto gioca davanti a lui- Venga a prenderlo con urgenza al nido, mi è stato detto». L’uomo ripete: «Vai a fidarti! Io e mia moglie continuiamo a leggere il suo comportamento. Continua a lanciare le cose in aria. In uno dei due filmati pubblicati lo abbiamo individuato, dai vestiti, vicino al compagno colpito. Ed è orribile pensare che anche lui avrà subito violenze».
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